Inizia con un serrato fuoco di sbarramento da parte delle difese il processo per disastro ambientale, omicidio colposo e lesioni personali gravissime a carico di amministratori e direttori della Marangoni Tyre. Si tratta di Massimo Alessandri, 56 anni, di Rovereto, ex presidente del cda; Mario Marangoni, 89, di Rovereto, già presidente del cda; Giorgio Italo La Manna, 76, di Barletta, ex consigliere delegato; Gerardo Magale, 71, di Frosinone, ex direttore dell'organizzazione della fabbrica; Gian Luigi Carnevale, 49, di Roma, ex direttore della produzione; Luigi Marco Pucinischi, 56, di Latina, ex responsabile tecnico della società.

I difensori hanno sollevato delle eccezioni sulle costituzioni di parte civile (ieri si sono costituiti il Comune di Anagni ma anche altre persone), in modo particolare delle associazioni Legambiente, Diritto alla salute e Fare verde.

Il giudice monocratico Marta Tamburro le ha tutte bocciate a cominciare da quelle sull'organo dell'associazione titolato a costituirsi in giudizio (se il presidente o un organo collegiale). Rilevando, in merito che l'attività svolta da Legambiente, sia «adeguatamente dimostrata dalle iniziative intraprese sul territorio», e per le altre, che «hanno sufficientemente documentato il perseguimento di un interesse non genericamente coincidente con la tutela ambientale». Via libera anche alla costituzione di parte civile per le singole persone che si sono aggiunte alla settantina che già lo aveva fatto.

A quel punto la difesa ha chiesto di retrocedere il processo all'udienza preliminare per «insufficiente enunciazione del fatto». Per gli avvocati della Marangoni i loro assistiti non sarebbero messi nella condizione di difendersi e di «comprendere quale condotta attiva avrebbe dovuto tenere» per evitare i fatti contestati. Tanto più che, secondo l'assunto difensivo, anche dalla lettura del capo d'imputazione, sarebbero stati rispettati i limiti di legge per le emissioni.

Contestata anche la mancata suddivisione delle responsabilità in base ai ruoli. Il pubblico ministero Vittorio Misiti ha chiesto di respingere l'eccezione, riportandosi a quanto già deciso sul punto del gup Antonello Bracaglia Morante. Respinta anche questa eccezione sul presupposto che «i tratti essenziali dell'imputazione siano stati sufficientemente delineati e che le criticità evidenziate dalla difesa attengano all'accertamento nel merito dei fatti contestati, rispetto ai quali gli imputati sono messi nella condizione di difendersi».

L'accusa ha poi chiesto al tribunale, una volta espletato l'esame dei tre consulenti del pm, una perizia collegiale, incaricando un medico legale, un epidemiologo e un oncologo. In questo caso il giudice si è riservato.
Così è stato sentito il primo teste, il maresciallo del Noe Tagliaferri. Questi, al pm Marzia Uras, ha ricordato di aver effettuato, con l'Arpa, un sopralluogo nello stabilimento il 18 maggio 2011. Ha aggiunto di aver contestato una sanzione amministrativa per la gestione dei rifiuti «abbastanza salata». Quindi ha detto che, per l'Arpa, c'era la violazione di una prescrizione per il «mancato monitoraggio in continuo dell'acido cloridrico». La Marangoni si riteneva esonerata da una nota della Provincia che l'Arpa non ha ritenuto sufficiente, per cui è partita la denuncia per le emissioni in atmosfera. Tale monitoraggio - dagli accertamenti Arpa - avveniva con cadenza quadrimestrale.

Le parti civili sono rappresentate dagli avvocati Angelo Galanti, Vittorina Teofilatto, Caterina Frattali, Costantino Ambrosi, Alessia Maggi, Renata Frattale, Roberta Ciavardini, Emanuele Incitti e Federica Nardoni. Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Andrea Buitoni, Roberto Fiore, Enrico Morigi e Nicola Ottaviani.