Oltre tre settimane di chiusura nello stabilimento Stellantis di Cassino. Linee ferme e prospettive, per ora, ancora mute. Almeno fino al primo marzo del 2022 quanto il ceo Tavares metterà sul tavolo il primo piano industriale del gruppo mondiale. E solo allora si saprà se in provincia di Frosinone arriverà un quarto modello. Il 10 gennaio, giorno del rientro a Cassino Plant, sembra ancora lontanissimo e, secondo i sindacati, non si rischia pure di "rincasare" a ranghi non completi.

Lungo le linee dell'indotto
Un altro Natale amaro è passato "addosso" anche ai lavoratori dell'indotto, molti - quelli del primo livello - lavorano a singhiozzo al pari degli operai Fca, altri invece solo pochissimi giorni al mese. Con una economia familiare e sociale ridotta all'osso. Per questo l'emergenza non trova fine.

«Situazione davvero complicata perché il reddito dei lavoratori è diminuito notevolmente. Dobbiamo solo sperare che il lancio del Grecale riesca quantomeno a diminuire gli ammortizzatori sociale, anche se per far tornare lo stabilimento a pieno regime c'è bisogno di altri modelli», ha rimarcato anche ieri la Cisl con Mirko Marsella che ben conosce la situazione del territorio.
Dal canto suo, la Fiom Cgil continua ad incalzare il governo affinché ci siano interventi risolutivi in un momento in cui la transizione è la parola chiave.

Lo hanno ricordato in una recente nota il segretario nazionale Michele De Palma e il responsabile del coordinamento Automotive Simone Marinelli. «L'assenza di misure di sostegno all'industria in transizione dell'automotive e all'acquisto di veicoli a basse e zero emissioni nella legge di Bilancio è l'ennesimo segnale negativo». Per la Fiom il problema è semplice: mancano incentivi seri che spingano all'acquisto di veicoli elettrificati. E mancano per le fasce meno abbienti della popolazione. Così il sindacato tuona: il governo ha abbandonato il settore!

I concessionari
Intanto Stellantis continua a lavorare. Ragiona a bassa voce e calcolatrice alla mano tra costi e ricavi anche sulla rete vendite. Pandemia ed e-commerce hanno messo in moto il ragionamento di molte case automobilistiche. Il gruppo italo-francese, che controlla anche marchi americani e tedeschi, non smette di studiare soluzioni. Tra le ipotesi c'è quella di puntare ai commissionari, realtà che lavorano in nome proprio, ma per conto terzi. Secondo i ben informati potrebbe essere una via da percorrere almeno per alcuni marchi come i tre brand premium Alfa Romeo, Lancia e DS Automobiles e quello di lusso Maserati.

«Siamo convinti che, se adeguatamente implementato, questo modello di distribuzione offrirà vantaggi a tutti», aveva anticipato recentemente ad Automotive News Europe Maria Grazia Davino, responsabile vendite e marketing di Stellantis per il Vecchio Continente.
Ma le posizioni sono tante. «I concessionari, almeno in Italia, vogliono continuare a essere concessionari e non diventare agenti», ha ammonito Adolfo De Stefani Cosentino, presidente di Federauto che ha commissionato una specifica indagine su questo punto.
Ma il piano di lavoro è mondiale e le variabili sono tante, come pure le tipologie di mercato. E mentre si ragiona per far correre Stellantis sul mercato mondiale, nel piccolo si fanno i conti della serva.

Resta l'amarezza anche in queste giornate festive dove il potere d'acquisto dei metalmeccanici è stato assai ridotto e le proiezioni sul futuro non risolvono i problemi presenti. Compresi quelli ordinari, dove la parola "rinuncia" è entrata di diritto nelle case del Cassinate.