Come si fa a dire addio a un figlio, come si fa ad accettare la fine di una vita giovane, piena di speranza, di amore e passione? Impossibile accettarlo. Allora, seppur nel più profondo dei dolori e nello sconforto è necessario affidarsi alla fede, a qualcosa di più grande dell'uomo. In un momento terribile come quello che sta vivendo la famiglia di Francesco Tomassi l'intera comunità, anzi l'intero territorio, si sono stretti ai genitori e alla sorella, un abbraccio simbolico che non riuscirà a riempire quell'immenso vuoto, ma che vuole sostenere questa famiglia.
Ieri la città si è fermata, il cielo grigio h accompagnato l'ultimo viaggio di Francesco, quello da Livorno ad Aquino, quello che avrebbe dovuto fare con la valigia piena di regali e la pancia vuota per essere riempita dai manicaretti della mamma. Avrebbe portato il sole, la luce del suo sorriso. Invece anche il cielo era triste ieri.
Per l'ultimo, doloroso saluto al ventitreenne morto in una fredda alba di una domenica di dicembre, a una settimana dal Natale, si è fermata la città. Il sindaco Mazzaroppi ha proclamato lutto cittadino e bandiere a mezz'asta.
Presenti esponenti delle forze dell'ordine, Francesco era un giovane cadetto dell'Accademia navale di Livorno, aveva trascorso l'adolescenza alla Nunziatella.
Una vita militare la sua, questo aveva scelto per il suo futuro, questo faceva parte del suo modo di essere.
Il berretto bianco stretto nelle mani della madre, tutto l'amore del mondo per un figlio peso così, in un istante.
Il profondo dolore negli occhi dei suoi familiari, ancora attoniti e increduli. I suoi compagni della Banda Don Bosco Città di cassino, nella quale Francesco aveva suonato come oboista.
I palloncini bianchi lasciati volare nel cielo grigio e quel la bandiera, bella, importante a coprire il feretro di un giovane bello, importante, amato, sorridente.
Francesco è andato via troppo presto lasciando un grande vuoto nelle vite di chiunque abbia avuto la fortuna di conoscerlo.