Casa di riposo "G. B. Lisi", arriva l'ordinanza di chiusura del Comune e scoppia una polemica fragorosa. L'atto in questione è il numero 26 del 10 dicembre scorso, nel quale il sindaco ordina lo sgombero della struttura di Via Facchini, concedendo ulteriori 90 giorni di permanenza agli ospiti purché «sia garantita agli stessila tutela e la sicurezza secondo le relative necessità e precauzioni».

Tutto nasce da un sopralluogo effettuato dalla Asl nella casa di riposo lo scorso 13 ottobre: in quell'occasione, viene richiesta l'autorizzazione al funzionamento della struttura e vengono evidenziate carenze di manutenzione ordinaria, nonché la difficoltà per le persone diversamente abili ad accedere ai servizi igienici. Nell'arco di pochi giorni, la "G. B. Lisi" risponde alla Asl in merito all'autorizzazione all'esercizio dell'attività e sull'idoneità dei servizi igienici.

Inoltre, il 22 novembre scorso si svolge una riunione della commissione comunale per le strutture socio-assistenziali, in cui si domanda l'impegno alla casa di riposo "Lisi" per l'adeguamento dei servizi igienici, tramite la presentazione di una relazione tecnica dettagliata.

Quattro giorni dopo, ecco l'incarico ad un professionista per i lavori da realizzare nella casa di riposo, ma la situazione precipita il primo dicembre quando viene notificata alla casa di riposo la bozza dell'ordinanza.
Immediata la replica: viene annunciato l'avvio dei lavori e si eccepisce sui requisiti dei servizi igienici, che dovrebbero contemplare la semplice accessibilità e non specifiche misure per i disabili. Contemporaneamente, viene richiesto un nuovo incontro per concordare ogni passaggio tecnico.

La riunione, però, non si tiene e si arriva direttamente all'ordinanza. È qui che scoppia la vicenda, divenuta di dominio pubblico nel giro di poco. L'ente "Lisi" ha prodotto nella giornata di ieri un corposo documento in cui ricostruisce la storia e con il quale ha chiesto l'annullamento o quanto meno la sospensione dell'efficacia dell'ordinanza, giudicandola nulla per carenze di motivazioni e per eccesso di potere. Si è mosso anche il polo civico di Enrico Pavia, presentando una richiesta di consiglio comunale urgente per discutere l'ordinanza: «Riteniamo tale decisione affrettata e basata su errati presupposti normativi e fattuali. Prima di arrivare ad adottare tale drastica decisione il sindaco avrebbe dovuto percorrere la strada dell'adeguamento alle prescrizioni dell'Asl come previsto dalla normativa».