Auto precipitata nel Sacco, si va a processo.
Lo ha deciso ieri il gup del tribunale di Frosinone Ida Logoluso dopo che era stata accolta l'opposizione alla richiesta di archiviazione presentata dai legali dei figli di Umberto Patriarca, 75 anni, e Anna Minchella, 68, entrambi di Ceprano, deceduti il 1° maggio 2018.
Tornavano a Ceprano dopo aver partecipato alla processione della Madonna della Guardia a San Giovanni Incarico. Imputato di omicidio colposo per violazione delle norme sulla sicurezza stradale è il responsabile del servizio di manutenzione dell'amministrazione provinciale Michele Secondini.
La coppia finì con l'auto nel fiume dopo aver sfondato un parapetto danneggiato da un incidente di quattro anni prima.

Inizialmente, la procura aveva chiesto l'archiviazione.
Tuttavia, il gip, sciogliendo la riserva dell'udienza del 22 febbraio 2021 nella quale si era discussa l'opposizione formulata dagli avvocati Floriana Viselli e Marta Polselli, aveva stabilito che l'inchiesta doveva continuare.
Secondini è imputato di aver «omesso di prendere provvedimenti a seguito della segnalazione, effettuata nella relazione tecnica allegata al progetto preliminare di intervento di manutenzione straordinaria sulla S.P.n.
129 di accesso a Falvaterra, relativo alla sostituzione di parapetto al ponte sul fiume Sacco».

Secondo la segnalazione, le barriere sul ponte «non erano più nelle condizioni di garantire la sicurezza alla quale erano deputate». Pertanto, «la sostituzione delle stesse si rendeva necessaria al fine di attuare accettabili condizioni di sicurezza per gli utenti della strada, garantendo entro certi limiti il contenimento dei veicoli che per varie cause dovessero subire fuoriuscite di strada». Per l'accusa in quel punto della recinzione «i tubolari in ferro orizzontali ed i corrispondenti paletti verticali risultavano piegati all'esterno a causa di un sinistro stradale occorso nel 2014».

Tuttavia, sarebbero stati disposti tardivamente i lavori di somma urgenza «consistiti nella istituzione di senso unico alternato sul ponte» con un semaforo e «nella delimitazione della carreggiata stradale nei due lati all'inizio con barriere in cemento collegate fra loro da una staccionata in tavole di legno e rete rossa rifrangente e nell'apposizione del limite di 20 chilometri orari, misure che, se adottate tempestivamente, avrebbero consentito di evitare l'incidente stradale», costato la vita ai coniugi Patriarca. Il sinistro, in base alla ricostruzione della procura, è avvenuto «per ragioni rimaste non accertate e comunque non riconducibili a terzi».

La Panda con Umberto e Anna «deviava la propria marcia verso sinistra andando ad impattare la barriera metallica di sicurezza bordo ponte, nel punto in cui tale barriera si presentava deformata dal pregresso incidente stradale del 2014». L'auto, secondo quanto accertava, al momento dell'impatto viaggiava a 25 chilometri orari. La difesa del funzionario, rappresentata dall'avvocato Vincenzo Galassi, ha evidenziato che Secondini aveva assunto l'incarico nel 2017, a tre anni di distanza da quella relazione che avrebbe potuto non conoscere. Ora sarà il tribunale a decidere se vi siano o meno responsabilità nell'incidente.