Inutile parlare di colpe perché se la città è in questo stato è a causa di anni di disinteresse, indifferenza, di favori fatti e promessi, troppo spesso comunque non mantenuti. Negli anni si sono avvicendate amministrazioni, le casacche sono cambiate, i partiti al governo anche, un po'meno gli abitanti del Palazzo di piazza De Gasperi che in più di qualche caso hanno cambiato squadra senza abbandonare il posto.
Immemori di un passato non così lontano come sembra. Ma di questi giri, giochi e accordi poco importerebbe se non il risultato, ovvero una città che potrebbe e dovrebbe essere accogliente bella e vivibile ma che, di fatto, fa i conti con aree, anche centrali, abbandonate e ridotte in condizioni inaccettabili.
Lavori continui e cantieri che hanno distrutto il manto stradale un po' ovunque, marciapiedi impraticabili per i pedoni, figuriamoci per persone in carrozzina o mamme con i passeggini. Basta un po' di maltempo a creare pozzanghere impossibili da aggirare.

Dalle strade rotte ormai crescono piccoli cespugli, eppure la maggior parte di queste zone si trovano a ridosso di scuole di ogni ordine e grado, di attività commerciali, parchi, portoni, uffici pubblici. Attivisti e residenti continuano a segnalare i problemi, i disagi.
Nelle scorse settimane sono stati erogati 10.000 euro per l'abbatti mento delle barriere architettoniche, una goccia in mezzo al mare di necessità. Ma prima di abbattere le barriere si dovrebbe proprio ripensare dalla base, alle strade, alle strisce pedonali, alle discese di accesso ai marciapiedi, alle gabbie delle radici degli alberi ormai sollevate un po' ovunque che rappresentano un gran bel rischio per i cittadini.
Ma la politica sembra restare sorda alle grida di aiuto dei cittadini, qualcuno in passato e anche nel presente la prende sul personale, accusando chi c'è stato prima di non aver fatto ciò che andava fatto. Si controbatte che tanto si sta facendo, ma guarda caso dopo le segnalazioni qualcosa si muove e si vedono operai al lavoro, sintomo forse che le segnalazioni dei residenti non siano solo visioni o battaglie politiche travestite.
«Continueremo a farci sentire finché non cene sarà più bisogno» spiega Luigi che vive in via Cimarosa.