Cancelli chiusi anche oggi nello stabilimento Fca.
Ieri non sono arrivati i semiconduttori necessari per la produzione di Giulia e Stelvio, per questo motivo già nelle prime ore del mattino la dirigenza aziendale ha comunicato che il rientro è posticipato al 1° dicembre. Ma non è detto che domani la situazione possa essere tornata alla normalità: i cancelli sono chiusi da giovedì scorso e certezze non ci sono.
La situazione, già difficile, si è aggravata nelle ultime settimane a causa della crisi dei microchip. Per questo motivo i sindacati hanno chiesto e continuano a chiedere interventi importanti per il settore dell'automotive.
Il segretario nazionale della Fim-Cisl Ferdinando Uliano nei giorni scorsi ha stimato la perdita di 60.000 posti di lavoro nel settore senza concreti interventi a sostegno del settore. Della crisi del mercato dell'auto i sindacati hanno parlato anche nel corso della manifestazione di sabato scorso a Roma, in piazza Santi apostoli, dove era presente una folta delegazione ciociara.
In prima linea il segretario provinciale della Fiom Donato Gatti, la responsabile delle politiche dell'indotto Rosa D'Emilio e Benedetto Truppa della Cgil, sul palco insieme con Maurizio Landini.
L'allarme
I sindacati lamentano il fatto che in fabbrica a Cassino "si vive alla giornata" e che il continuo ricorso alla "solidarietà" vede gli operai fortemente penalizzati con buste paga decurtate in taluni casi fino al 50%. Anche perché va considerato che oltre alle fermate collettive che hanno ormai raggiunto gli ottanta giorni dall'inizio dell'anno in fabbrica si lavora ad oggi su un solo turno, quindi in regime di rotazione. Tradotto significa che gli operai non superano mai il tetto dei dieci giorni di lavoro mensile.
Ipotesi manifestazione
La crisi che investe il presente, unitamente alle preoccupazioni per il futuro, fanno risuonare forte la voce dei sindacati che, da quel che si apprende, non escludono affatto la possibilità di una manifestazione importante da svolgere già entro fine anno, coinvolgendo anche e soprattutto le realtà dell'indotto.
Perché proprio i dipendenti delle fabbriche medio piccole sono quelli che nell'immediato rischiano di più visto e considerato che gli ammortizzatori sociali sono agli sgoccioli. Da questo punto di vista non va meglio in Cassino Plant: i contratti di solidarietà sono stati siglati a dicembre scorso e vanno quindi verso l'esaurimento.
La speranza si chiama Grecale: se non ci saranno altri imprevisti e nel primo trimestre dell'anno ci sarà la salita produttiva del Suv della Maserati, gli operai torneranno in fabbrica e non ci saranno problemi legati agli ammortizzatori sociali. Se invece si prolungherà la crisi dei semiconduttori e ci sarà un nuovo slittamento ricordiamo che la produzione del Grecale sarebbe dovuta partire il 16 novembre a quel punto tutto potrebbe succedere.
Proprio per evitare scenari del genere e per tutelare l'occupazione anche le istituzioni mantengono i fari accesi su Fca Cassino Plant: nei giorni scorsi il presidente del Consorzio Industriale Francesco De Angelis ha scritto al ministro del Lavoro, Andrea Orlando, e tra le altre cose ha evidenziato: «Se consideriamo la chiusura determinata dalla pandemia di Covid Sars 2, che nel 2020 è stata dal 12 marzo a tutto luglio, per un totale di circa diciassette settimane, producendo una perdita salariale di circa 1260 euro sulla busta paga dei lavoratori, che è cessata la produzione della Giulietta e con essa la perdita definitiva della produzione del segmento C (vetture mass merket) e che in conseguenza di tale cambiamento di politica aziendale la stessa Fca dichiara un esubero temporaneo di circa 600 unità lavorative, il quadro è molto preoccupante».
Si attendono adesso risposte concrete dal mondo politico, ma anche dalla dirigenza di Stellantis. Il 2022 dovrà essere necessariamente l'anno della svolta. E, per quanto possibile, della festa: nel 1972 con la produzione della Fiat 126 lo stabilimento pedemontano accendeva i motori. Mezzo secolo di storia. Mezzo secolo che non si può cancellare.