Vivere vicino una discarica può essere grave per la salute? Secondo quanto emerso dal dibattito dei giorni scorsi in una seduta congiunta delle commissioni Sanità (presieduta da Rodolfo Lena) e Urbanistica e Rifiuti (presieduta da Marco Cacciatore), il pericolo è concreto.

Vivere, infatti, a meno di 5 chilometri da una discarica aumenta il rischio di cancro ai polmoni del 34%, mentre il rischio di ricovero in ospedale per malattie respiratorie sale del 5%, con maggiori conseguenze sui bambini. Sono questi i dati più importanti emersi da uno studio scientifico pubblicato nel 2016 sull'International Journal of Epidemiology (Volume 45, Numero 3.815) dagli esperti del Dipartimento di Epidemiologia del Servizio Sanitario Regionale del Lazio.

«Eppure, da cinque anni questi risultati allarmanti non hanno prodotto azioni di contrasto da parte delle istituzioni preposte» si legge sul sito istituzionale del Consiglio regionale del Lazio. Que sta constatazione ha rappresentato il tema centrale dell'audizione cui hanno preso parte comitati e associazioni provenienti da quasi tutti i siti della regione interessati dalla presenza di discariche o impianti di smaltimento dei rifiuti. I rappresentanti dei cittadini hanno protestato innanzitutto per l'inerzia della Regione durante questi cinque anni passati dalla pubblicazione dello studio, nonostante le conclusioni allarmanti alle quali si è giunti e che sono state messe nere su bianco: «L'esposizione a solfuro di idrogeno (H2S), un tracciante di contaminazione aerotrasportata dalle discariche, è stata associata alla mortalità per cancro del polmone, nonché alla mortalità e morbilità per malattie respiratorie.
Il legame con le malattie respiratorie è plausibile e coerente con i precedenti studi, mentre l'associazione con il cancro del polmone merita altri approfondimenti», si legge nel testo elaborato dai ricercatori guidati da Francesca Mataloni.

Gli autori dello studio, infatti, hanno monitorato le condizioni di salute di 242.409 persone (50,4% donne) residenti in prossimità di nove discariche laziali (tra cui Roccasecca). Il report mirava a valutare l'associazione tra l'esposizione all'idrogeno solforato (H 2S, prodotto dalla decomposizione anaerobica della materia organica contenente zolfo nelle di scariche) e la mortalità e la morbilità di una coorte di residenti che vivevano entro 5 chilometri da nove discariche di rifiuti soli di urbani della regione Lazio.

È stata arruolata una coorte di soggetti residenti, in quella fascia di territorio, dal 1º gennaio 1996 e quelli che si sono trasferiti successivamente nelle aree fino al 2008, e seguiti per la mortalità e i ricoveri fino al 31 dicembre 2012. Al netto delle riserve che in qualche modo si possono avanzare sulla certezza del nesso di causalità tra patologie e fonti di esposizione, le conclusioni dei ricercatori pubblicate sull'International Journal of Epidemiology sono destinate a far discutere: «Abbiamo trovato un'associazione positiva tra l'esposizione al solfuro di idrogeno (H2S), che abbiamo usato come surrogato per tutti gli inquinanti co-emessi dalle discariche, e la mortalità per cancro ai polmoni e malattie respiratorie, nonché i ricoveri ospedalieri per malattie respiratorie, soprattutto nei bambini (...)

L'eccesso di ricoveri per malattie respiratorie è stato riscontrato anche nei bambini, e nessun eccesso di mortalità/morbilità per malattie cardiovascolari (indicativo della maggior parte dei fattori di stile di vita non misurati, tra cui il fumo) è stato trovato, nonostante la maggiore potenza statistica rispetto alle malattie respiratorie. Pertanto, anche se non si possono escludere confusioni residue, è improbabile che la relazione osservata tra l'esposizione a H 2S e i disturbi respiratori possa essere interamente dovuta ad abitudini di fumo non misurate e ad altri fattori.

In conclusione, abbiamo trovato associazioni tra l'esposizione H 2S delle discariche e la mortalità per cancro ai polmoni, così come la mortalità e la morbilità per le malattie respiratorie. Il legame con le malattie respiratorie è stato osservato in altri studi ed è potenzialmente legato ai gas irritanti e ad altri contaminanti organici. L'eccesso di cancro ai polmoni è una scoperta relativamente nuova».