Prima udienza lunedì scorso del processo per la morte di Daniele Nozori, il cinquantaduenne perito elettrico di Chiaiamari, vittima di un infortunio sul lavoro. A giudizio per omicidio colposo aggravato dal rapporto di lavoro, l'imprenditore L.V. di 60 anni, titolare dello stabilimento dove il monticiano, il 13 marzo del 2019 stava effettuando un intervento di sostituzione di alcune lampade. Lunedì si sono costituiti parte civile la moglie della vittima e i familiari che si sono affidati all'avvocato Marco Maietta, mentre l'imputato è difeso dagli avvocati Nicola Ottaviani e Carlo Coratti.

La prossima udienza è stata fissata al prossimo 16 marzo quando verranno ascoltati alcuni testi, tra cui personale dello Spresal, Servizio prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro, arrivato contestualmente all'elicottero dell'Ares 118 il giorno della tragedia e verranno inoltre sentiti gli operatori sanitari per chiarire se la morte, avvenuta dopo circa un mese dall'incidente, possa essere riconducibile alle conseguenze della caduta o a una concausa. Nozori, durante l'intervento all'interno di un capannone industriale sempre a Monte San Giovanni Campano, dopo che una lampada si era staccata, perse l'equilibrio e cadde da un'altezza di cinque metri. Trasportato con un'eliambulanza all'ospedale Umberto I di Roma, morì il 19 aprile.

La ricostruzione dell'incidente, secondo la quale per meglio effettuare l'intervento la vittima si sarebbe fatta aiutare con il posizionamento di una pedana e di un muletto, è contrastata dalla difesa. La parte civile, rappresentata dall'avvocato Maietta per la famiglia Nozori, ha presentato una deposizione per meglio inquadrare tale circostanza. I difensori dell'imputato, gli avvocati Ottaviani e Coratti, al contrario, hanno depositato agli atti delle indagini difensive sulla base di altre testimonianze che negano l'utilizzo del muletto, affermando che il perito si era avvalso esclusivamente di mezzi propri per completare l'intervento. Prossima udienza fra quattro mesi.