Un'attività ben strutturata perché basata su vincoli familiari e affettivi. Questo, per la procura di Cassino, il "plusvalore" del gruppo finito sotto la lente dei carabinieri di Cassino che venerdì all'alba hanno dato esecuzione a dodici misure cautelari, di cui sette ai domiciliari, nei confronti di altrettante persone (tra Cassino, Piedimonte e il Napoletano) ritenute coinvolte in una complessa attività di spaccio. Piccole dosi, spesso scambiate nei locali e nei parcheggi, sulle scale di palazzine popolari sia a Piedimonte che a Cassino.

Un sistema che avrebbe tenuto bene proprio perché "gli affari" venivano gestiti come si fa con quelli di famiglia. Per gli inquirenti di piazza Labriola, sarebbero state "differenziate le attività" ponendo persone fidate nei posti chiave: a Piedimonte e nel Napoletano, soprattutto. Ma anche a San Bartolomeo, a Cassino, con un buon pied-à-terre. Alcuni degli indagati, come emerge dalle ordinanze del gip Sodani, avrebbero utilizzato persino i nipoti a loro volta già validi "promoter" come tramite per gli altri del gruppo, soprattutto per riscuotere il denaro. Due, invece, i canali di approvvigionamento "stabili": a Castel Volturno e a Secondigliano, a conferma della stretta connessione tra le piazze del Cassinate e quelle campane.

L'analisi
A sorprendere e non poco, sempre dai dettagli emersi a margine della complessa operazione "Amore mio" (così denominata per i vezzeggiativi usati dai coinvolti per indicare l'arrivo di droga) dei militari del capitano Scolaro e del tenente Giorgione coordinati dal pm Bulgarini Nomi la forza assunta dalla piazza di Piedimonte: per gli investigatori sono addirittura due quelle pedemontane, egemoni pure rispetto a Cassino.
Una nella parte alta, l'altra nella zona sud tra via Brunelleschi, viale Tiziano e via Cimabue.

E come nella città martire, i "fortini" sarebbero rappresentati da palazzi di edilizia popolare, spesso abitati da più famiglie di uno stesso gruppo. In questi palazzoni, per i militari, ci sarebbero state buone consegne non solo di droga ma anche di soldi, ritenuti provento di spaccio. Proprio a causa del ritardo nella consegna delle somme previste, oltre a questioni relative alla divisione dei compiti, sarebbe arrivata la rottura tra alcuni indagati fino all'incendio doloso di un'auto a giugno del 2018: il punto di partenza delle indagini.

Sempre dalle ordinanze emergono altri dettagli di rilievo: per muoversi con disinvoltura alcuni indagati si sarebbero avvalsi della collaborazione degli stessi acquirenti, poi diventati "preziosi collaboratori". Una vera diversificazione, con "punti vendita" e referenti fidatissimi. Alcuni nelle intercettazioni parlano di collette fatte tra acquirenti per l'acquisto della droga, soprattutto coca o degli spostamenti per raggiungere Piedimonte. I militari ricostruiscono tutto e mettono insieme i pezzi: tra il 2017 e il 2019 arrestano cinque persone, sequestrano 2,5 chili di sostanza stupefacente (tra hashish, cocaina, eroina e marijuana) e segnalano alla Prefettura oltre 30soggetti per uso personale: studenti, operai, impiegati, commercianti e liberi professionisti.

Attesa per gli interrogatori
Attesa ancora per gli interrogatori. Ricordiamo che le misure cautelari dei domiciliari hanno riguardato: Vincenzo Carlino 36 annidi Cassino; Giuseppe Morelli24 anni di Cassino, residente a Piedimonte; Gennaro Scognamiglio 25 anni di Napoli, residente a Piedimonte; Luciano Quartarone 40 anni di Pontecorvo, residente a Piedimonte (ma fermato a Verona); Enes Biba, 37 anni di origine albanese, residente a Piedimonte; Ilario Giorgio di 31 anni di Cassino, residente a Piedimonte e Gianmarco Magliulo 23 anni di Cassino, residente a Piedimonte. Tre gli obblighi di dimora e due di presentazione alla pg tra Cassino, Piedimonte, Caserta e Pescara. Gli avvocati Giancarlo Corsetti, Giampiero Vellucci, Emanuele Carbone ed Emilio Roncone sono pronti.