La paura dei ladri continua a essere alimentata dai tentati furti che si ripetono in città e in tutto il comprensorio. Presa di mira nuovamente la periferia di Sora, in particolare via Cellaro e la zona di San Giorgio in località Selva, dove giovedì sera sono state diverse le segnalazioni alle forze dell'ordine su presenze sospette nei pressi delle abitazioni. Alcuni uomini sono stati visti fuggire venerdì sera lungo la ferrovia nella zona di via Vicenne. Il sindaco Luca Di Stefano lavora alla questione sicurezza sin da quando s'è insediato. «Una settimana fa ho mandato una nota al prefetto - ha spiegato venerdì - Poco fa mi ha chiamato sua eccellenza comunicandomi che è stato aumentato il numero di volanti sul territorio di Sora e che c'è la massima attenzione per garantire la sicurezza dei sorani.

Riguardo all'esercito, che tanti cittadini invocano, ricordo che l'esercito interviene in casi di calamità naturali come terremoti, eventi importanti, ma non scende in strada per la questione dei furti». Ai cittadini spaventati che temono di ritrovarsi le case svaligiate il sindaco esprime vicinanza: «Ovviamente comprendo la paura. Nelle mie vesti, ricoprendo il ruolo di sindaco, tutto quello che è in mio potere lo sto facendo, lavorando per incrementare le forze di polizia, le volanti in giro per la città. I cittadini devono essere attenti a tutto quello che succede e subito chiamare le forze dell'ordine per scongiurare ulteriori furti».

Di Stefano racconta di aver provato personalmente la brutta esperienza di un furto: «Mesi fa ho subìto un furto nella mia abitazione e quindi capisco la paura e anche la difficoltà di vivere i giorni successivi dopo che i ladri sono entrati in casa. Per me la violazione domiciliare è una cosa gravissima e quindi spero che tutto questo, grazie alle forze dell'ordine, possa finire nel più breve termine possibile». Sull'emergenza sicurezza il consigliere d'opposizione Federico Altobelli ha chiesto un tavolo tra istituzioni. «È giustissimo risponde il sindaco Per questo mi sono attivato scrivendo al prefetto ben prima che lo dicesse Altobelli»