Tentato omicidio del nipote, zio condannato anche in appello. Ma la pena scende da otto a sette anni. Sotto processo è finito Valentino Paniccia, 78 anni, di Torrice.
La vittima, 59 anni, che, a causa delle ferite riportate dal colpo di fucile ha perso un braccio, si è costituita parte civile attraverso l'avvocato Federica Nardoni. L'imputato è stato difeso dagli avvocati Silvia Latini e Rosario Grieco. Alla base del gesto ci sarebbero vecchie ruggini e paletti spostati per motivi di confine.
Il ferimento è accaduto il 6 maggio 2020 in via Tufare, nelle campagne di Torrice, al confine di Veroli. Subito dopo lo sparo, il cinquantanovenne era stato trasportato con l'eliambulanza all'ospedale San Camillo di Roma, mentre il feritore era stato arrestato e posto agli arresti domiciliari dove attualmente si trova.
Per ricostruire l'accaduto erano intervenuti i carabinieri della stazione di Torrice che avevano provveduto anche a sequestrare il fucile da caccia. In base a quanto ricostruito di quel pomeriggio, tra il pensionato e il nipote intento ad accudire il suo terreno, sarebbe nata una discussione. Così Paniccia è corso in casa a prendere un fucile da caccia, regolarmente detenuto, con il quale come ricostruito dall'accusa ha poi esploso un colpo, da distanza ravvicinata, che ha raggiunto al braccio sinistro il nipote.
Lo zio, da subito, si è difeso sostenendo di non aver avuto intenzione di sparare e che il colpo gli era partito per errore. Fatto sta che, oltre al tentato omicidio, gli erano state contestate le aggravante della premeditazione e dei futili motivi, che però sono state escluse dal giudice di primo grado.
Il processo è stato celebrato con il rito abbreviato, scelta che consente di ottenere la riduzione di un terzo della pena. Oltre alla condanna, l'imputato dovrà risarcire la vittima. In attesa delle motivazioni, la difesa valuterà se proporre ricorso per Cassazione.