I carabinieri pedinano l'auto di un cliente uscito dal night in compagnia della ragazza. A un certo punto notano l'auto zigzagare pericolosamente, si avvicinano e notano che si vede solo la sagoma del conducente, la ragazza è china su di lui. È uno dei particolari piccanti emersi nel corso dell'udienza di ieri davanti al collegio penale presieduto dal giudice Francesco Mancini.

Sotto processo in sei (di Ripi, Frosinone e Avezzano), comprese due donne, per aver agevolato, indotto, favorito e sfruttato la prostituzione in un night di Veroli. Sentite due ragazze che lavoravano nel club, cui il pm Barbara Trotta ha contestato le dichiarazioni rese nelle indagini preliminari, e un carabiniere del Nucleo investigativo.

Il luogotenente Salvatore Strusciolo ha ricordato che l'inchiesta era nata nel 2016 grazie alle intercettazioni effettuate dai carabinieri di Pozzuoli che indagavano per dei furti. Da qui sono iniziati le intercettazioni telefoniche, gli appostamenti e i controlli con le telecamere di quanto avveniva nel night.

Il teste ha ricostruito i ruoli degli imputati. In uno dei controlli effettuati nel locale furono rinvenuti le ricevute di pagamento della casa che il club aveva in affitto per le ragazze, sulla Casilina tra Alatri e Ferentino.
«Le ragazze entravano e uscivano dal locale con gli avventori», ha spiegato il teste. Così alcuni avventori sono stati pedinati dopo aver prelevato le ragazze (secondo l'accusa pagando per l'uscita i gestori del locale). Il luogotenente ha riferito di tre clienti che avevano portato le ragazze a Supino, Frosinone e Anagni per passare la serata fino a tarda notte, anche in hotel o in luoghi appartati. Per poi riaccompagnare al night le ragazze. «La cosa era frequente con le stesse modalità», ha spiegato il carabiniere. Nel collegio difensivo gli avvocati Giampiero Vellucci e Gabriele Scaccia.