La condizione della donna oggi, a livello nazionale e provinciale. Iniziamo una serie di interviste a donne impegnate in diversi settori della società civile al fine di fare con loro il punto della situazione. Ancora oggi, purtroppo, le donne sono discriminate come evidenziano gli studi e la stessa, dura cronaca giornaliera. Ma non è tutto: l'accesso al mondo del lavoro per le donne è prevalentemente orientato su posizioni meno prestigiose e retribuite rispetto agli uomini. Inoltre, solo una donna su quattro riesce a ricoprire una posizione dirigenziale.
Di tutto questo iniziamo a parlare con Sara Battisti, consigliere regionale del Pd fortemente impegnata sui temi del femminismo.

Dottoressa, vede progressi nella condizione delle donne in Italia o prevalgono i ritardi? E in Ciociaria?
«La condizione delle donne è un tema che sento molto. Non mi piace definirlo "problema" perché questo termine ha una connotazione negativa, mentre il miglioramento della condizione femminile rappresenta una grande opportunità. Non lo dico io ma innumerevoli studi, tra cui posso citare quello prodotto su Sky TG24 da parte di Valore D che parla di 88 miliardi di PIL in più in Italia, oppure lo studio della multinazionale di consulenza McKinsey, che ha stimato che, se l'Europa avesse gli stessi dati della Spagna, ovvero il suo Paese con il miglior risultato nell'occupazione femminile, potrebbe avere in dieci anni un aumento del prodotto interno lordo del 9% superiore a quello che avrebbe non modificando la situazione. Il PNRR ha una mission strategica sulle donne che ci inserisce proprio in un quadro allargato qual è quello europeo. I ritardi in Italia e in Europa sull'affrontare la condizione femminile, equivalgono a un blocco nei finanziamenti per imprese ed enti locali. Insomma, si deve iniziare a correre su questo tema, lo deve fare l'Italia, così come la Ciociaria. Posso fare una previsione: il futuro sarà molto più "rosa" di quanto possiamo pensare».

A che punto siamo con le pari opportunità di accesso al lavoro, di retribuzione e di carriera, sempre riferendoci all'aspetto nazionale e a quello locale?
«Stiamo assistendo a un momento di grande fermento da parte delle donne che, purtroppo, scalpitano - in molti casi dalla panchina – per le postazioni di rilievo. Mi capita spesso di essere un unicum ai tavoli, nei convegni, nelle riunioni. Rispetto al passato, però, c'è una differenza sostanziale: una grande voglia di emergere e tanti esempi positivi sia a livello nazionale che locale. Penso alla "terna" tutta al femminile di direttrici della ASL, a Miriam Diurni presidente di Unindustria. In Regione Lazio abbiamo approvato, per primi, la Legge sulla parità salariale, di cui sono sottoscrittrice. C'è molto da fare, ma moltissimo si sta già facendo».

Cosa si sta cercando di fare, ai vari livelli, istituzionale e privato, per promuovere un migliore bilanciamento tra impegni professionali e familiari nelle aziende e nelle pubbliche amministrazioni?
«Sono molti gli interventi che stiamo mettendo in campo. Dalla proposta sui caregiver di cui sono cofirmataria con Ciani, alle leggi in favore degli asili nido, ai provvedimenti sullo smartworking. Il Covid ha completamente cambiato la prospettiva da cui guardiamo il mondo del lavoro rispetto al privato».

Per lei cosa significa esattamente "uguaglianza" fra donne e uomini?
«Con un breve flash: significa pari condizioni di accesso».
Quanto è difficile conciliare l'aspetto professionale con quello familiare?
«Mettiamola così: una domanda del genere difficilmente viene posta a un uomo. Questo rende perfettamente la misura di quanto l'ambito familiare gravi, anche concettualmente, quasi in maniera esclusiva sulle donne. Dobbiamo ribaltare questa concezione anche grazie ad interventi normativi di eguaglianza».

Ribaltiamo la prospettiva: misure "in favore" dei cittadini di sesso maschile, come ad esempio un aumento della paternità, sarebbero utili al contrasto della disuguaglianza di genere?
«Non solo utili, ma finanche necessari. Queste domande sono tutte connesse tra loro, perché Lei sta effettivamente centrando il punto: dobbiamo attuare tutti questi provvedimenti in maniera simultanea, o quasi. Guardi, in regione Lazio siamo i primi ad avere una Legge di supporto ai padri separati, una legge che ho subito sottoscritto e in cui credo fermamente. Io credo nella parità di genere a doppio senso e non a senso unico».

Quali sono le misure più importanti e urgenti da prendere per contrastare le disuguaglianze di genere?
«Tutte le misure che consentano alle donne di non sacrificare più sull'altare della famiglia il proprio lavoro. Tutte le misure che consentano alle donne di scegliere e, sottolineo, di scegliere anche di rimanere a casa. E, viceversa, anche quelle che consentano agli uomini di fare i "casalinghi", di rimanere in casa con i figli. Piena parità per entrambi. Dobbiamo puntare a questo».

Un mondo con una totale parità di genere sarebbe, in tutti i suoi aspetti, un mondo migliore?
«Sì, senza alcun dubbio».
Veniamo al tema più doloroso: i femminicidi. Un fenomeno purtroppo inarrestabile: da cosa nasce a suo avviso e come si può contrastare?
«Nasce da un substrato culturale che vede le donne oggetto e non soggetto della loro vita. Si può contrastare solo con la cultura: la cultura è il giusto vaccino per i femminicidi. Ma certamente questa è una visione di lungo periodo. Nel breve-medio periodo ci vuole ancora più sostegno alle associazioni, lavoro coordinato con le forze dell'ordine e, soprattutto, dobbiamo infondere coraggio nelle donne vittime.

Non più colpevolizzazione delle vittime, non più abbandono. Non devono più avere paura. Sono troppe le donne che decidono di non denunciare, oppure quelle che si sentono colpevoli di aver istigato il loro carnefice. E poi non possiamo più leggere di casi di donne che non venivano credute dopo la denuncia, di donne ammazzate dopo decine di segnalazioni. Non è più tollerabile».

Tutti gli argomenti trattati fin qui trovano nella "provincia", qual è la Ciociaria, un terreno che acuisce la disuguaglianza di genere o, al contrario, in essa certi fenomeni attecchiscono di meno?
«Purtroppo in Ciociaria la situazione non è certamente migliore che in altre province, anzi, i riscontri sono negativi sotto il profilo dei dati e del sommerso. Credo però che il lavoro concertato con le Associazioni del territorio, con le istituzioni, il lavoro organico che stiamo svolgendo ci porterà ottimi frutti».