Si è aperto formalmente ieri il processo figlio dell'inchiesta "Cinquecento", nata dalle indagini dei carabinieri su alcuni episodi (quattro o cinque) che avrebbero sostanziato per l'accusa una ipotesi di corruzione elettorale.

Nell'inchiesta vennero coinvolti il sindaco di Piedimonte San Germano, Ferdinandi, il suo vice Capuano, l'ex sindaco Nocella e l'imprendi tore Varlese, chiamati a rispondere di una presunta associazione finalizzata al voto di scambio. L'ipotesi associativa era decaduta già in udienza preliminare.

E ieri formalmente si è aperto il processo volto a fare luce sulla delicata vicenda legata alle promesse di posti di lavoro in cambio di voti (filone dal quale, lo ricordiamo, ne è derivato un altro aperto a carico di tre elettori che avrebbero accettato la presunta promessa; gli stessi saranno in aula a febbraio).

Nell'udienza di ieri mattina sono state affrontate solo questioni legate alla costituzione delle parti civili. Le difese degli imputati (Di Sotto e Sgambato per Ferdinandi; Corsetti e Avella per Capuano; De Rubeis e Mattia per Varlese e Gargano per Nocella) si sono opposte alle questioni delle parti civili (rappresentate da D'Alessandro e Di Bona), sollevando una serie di eccezioni tra cui quelle relative alle richieste tardive e all'insussistenza per le difese della violazione del diritto elettorale. Questioni complesse, che verranno vagliate con attenzione. Si torna in aula il prossimo 10 novembre.