Tutta colpa dell'alias. Praticamente un clone dell'identità. La patente trovata addosso al ladro ucciso da una fucilata lunedì sera a Santopadre era falsa. Come del resto gli inquirenti avevano ipotizzato sin da subito, conoscendo il metodo utilizzato dalle bande criminali che scorrazzano tra le case a caccia di denaro e gioielli.

Ieri la conferma. Il documento clonato indica le generalità di un ignaro cittadino romeno che vive in Svezia da tanti anni e che con la tragedia non c'entra nulla: Mirel Joaca-Bine, trentaquattro anni. Non è lui, dunque, il giovane freddato dal colpo sparato da Sandro Fiorelli. Per colpa di quella patente il vero Mirel ha già avuto parecchi problemi con le autorità di diversi Paesi europei, senza però riuscire a risolvere.
A svelare il retroscena della vicenda è stata ieri sua sorella Monica, raggiunta dalla rete televisiva romena Pro Tv dopo che i media locali avevano riferito dell'uccisione del giovane connazionale.

"Una grossa sorpresa per i criminologi italiani che indagano per la morte di un romeno ucciso nel tentativo di furto in una casa in provincia di Frosinone", titola il sito di Pro Tv che pubblica l'intervista alla sorella di Mirel.

«Lui è mio fratello e questo è quello che dovrebbe essere la persona defunta chiamata Mirel Joaca-Bine. Non hanno nulla a che fare», dice Monica mostrando la foto di suo fratello e quella "tarocca" della patente. "Mirel, infatti, vive da nove anni in Svezia, dove si è sposato e ha due figli - spiega Pro Tv - Diciassette anni fa, quando era ancora in Romania, ha perso il suo documento. Sospetta che chiunque l'abbia trovato gli abbia rubato l'identità. La prova sono le innumerevoli multe arrivate a suo nome dalla Francia e dall'Inghilterra.

Ha ricevuto una multa per non aver pagato il pedaggio su un'autostrada, poi un'altra multa per essere stato fermato dalla polizia in Francia per aver superato la velocità di 30 chilometri all'ora. L'uomo si è rivolto più volte alla polizia romena e svedese per chiarire la situazione. Ma senza successo. Questa volta però, vista la gravità del fatto, le cose verranno chiarite. Gli inquirenti italiani dovranno scoprire la vera identità del ladro ucciso due giorni fa".

«Non so cosa dire - aggiunge Monica Joaca-Bine - Oggi tanti amici mi hanno mandato su Facebook e su Messenger un link che sono andata a vedere e sono rimasta davvero stupita, sorpresa».
«Che cosa sa della persona a cui hanno sparato in Italia?», chiede la giornalista che la intervista. «Non sappiamo assolutamente niente, non la conosciamo nemmeno, è la prima volta che la vediamo», risponde Monica.

C'è anche la mamma del vero Mirel, la signora Maria. A lei la cronista chiede: «Ha qualche dubbio che suo figlio possa aver mai fatto atti di questo tipo?». «No, figuriamoci! Non ha mai fatto cose del genere. È in Svezia da tanti anni...». Il servizio di Pro Tv si conclude con la seguente considerazione: "Gli investigatori italiani potrebbero trovare indizi sulla vera identità dell'uomo ucciso nella rapina per poter risalire ai suoi complici. Questi ultimi, tuttavia, sono scappati e i carabinieri non li hanno ancora catturati".

Due passaggi cruciali per chiarire come siano andate le cose lunedì sera nella villetta della famiglia Fiorelli. Sono l'autopsia sul corpo del giovane ladro rimasto ucciso e la perizia balistica per stabilire in che posizione si trovavano i due quando il tabaccaio ha sparato. Incrociando le risultanze di queste due indagini tecniche, il pm Marina Marra, che coordina l'inchiesta sulla tragedia di Santopadre, avrà elementi importanti per formulare in via definitiva l'accusa nei confronti di Sandro Fiorelli, ora indagato per eccesso colposo in legittima difesa.

L'autopsia
L'attesa si concentra perciò sull'autopsia, non ancora disposta ma data per imminente. Forse l'incarico al medico legale verrà affidato tra oggi e domani. Si tratta di accertare che tipo di ferita è stata causata dalla rosa di pallini del fucile sul costato del ladro rimasto a terra senza vita sul vialetto dell'abitazione di via Decime, in contrada Valle.

Servirà a stabilire se, come riferito dal tabaccaio durante il lungo interrogatorio la notte stessa della tragedia, i due erano l'uno di fronte all'altro. E anche se, come indicato dall'avvocato Sandro De Gasperis dopo la ricognizione esterna del cadavere, le lesioni da pallini presenti sulla parte inferiore del braccio sinistro attestano che il ladro aveva l'arto sollevato per impugnare la pistola. Su questo filo sottile si gioca la "partita giudiziaria" tra omicidio e legittima difesa.

Le indagini
Intanto le indagini condotte dalla compagnia dei carabinieri di Sora si concentrano sul ladro morto e sui suoi complici, almeno tre, due fuggiti dalla casa dei Fiorelli mentre l'altro li spettava su un furgone. Come ipotizzato fin da subito, la patente rinvenuta addosso alla vittima è risultata falsa. L'uomo a cui è intestata, il romeno Mariel Joaca-Bine di trentaquattro anni, vive in Svezia e non c'entra nulla con la tragedia di Santopadre (vedi articolo a pagina 23).

La banda
Gli inquirenti stanno scandagliando gli archivi nel tentativo di acquisire elementi utili per smascherare la banda. Perché di questo si tratta: una banda ben organizzata, probabilmente composta da cittadini romeni o albanesi, forse la stessa che negli ultimi giorni ha messo a segno diversi furti nell'area del Sorano. Il ladro morto aveva con sé un walkie-talkie forse utilizzato per restare in contatto con il "palo" a bordo del furgone.

Furgone di colore chiaro che Sandro Fiorelli ha visto avvicinarsi a casa sua pochi minuti dopo aver esploso il colpo di fucile. Con ogni probabilità i complici erano tornati per verificare che fine avesse fatto il loro amico, ma visto il trambusto e i vicini che accorrevano hanno rinunciato e si sono allontanati a grande velocità. Gli inquirenti non tralasciano alcuna pista, nemmeno quella che la banda di malviventi sia giunta in Ciociaria da uno dei campi rom del Casertano. Le indagini non potranno contare sulle immagini riprese dalle telecamere installate in casa dalla famiglia Fiorelli pochi giorni fa: si tratta infatti di un sistema senza scheda di memoria e che offre soltanto immagini in diretta visionabili dal telefonino. E neppure nelle vicinanze sono state individuate delle telecamere attive.

Tutti col tabaccaio
In paese le espressioni di solidarietà verso Fiorelli si moltiplicano, dai messaggi di vicinanza via social agli striscioni. Ieri mattina ne sono comparsi tre, sulla serranda del negozio di famiglia, vicino alla casa di via Decime, e alla villa comunale: "Siamo tutti Sandro Fiorelli", "Io sto col tabaccaio", "La difesa è sempre legittima". Il sindaco Giampiero Forte si è consultato con i Fiorelli, con l'avvocato De Gasperis e con i carabinieri e li ha fatti rimuovere. «Una decisione presa d'accordo anche con i ragazzi che li hanno affissi - spiega il sindaco - per non spettacolarizzare la vicenda e tenere un profilo basso. Gli inquirenti devono poter lavorare senza pressioni». Qualcuno avrebbe voluto organizzare una marcia silenziosa o una fiaccolata, ma la famiglia Fiorelli ha chiesto di soprassedere.

di: Paolo Romano