Aiuti agli indigenti, entra nel vivo il processo.
E una delle testi accusa l'ex sindaco Angelo Veronesi per la richiesta del voto in cambio del contributo economico: «Quando sono uscita dal Comune - ha dichiarato la donna, madre di tre figli e disoccupata - lui si è affacciato alla finestra e ha detto "mi raccomando il voto"».
A processo oltre all'ex primo cittadino il responsabile dei servizi sociali Paolo Nozori, l'assistente sociale Anna Abballe, nonché Graziella Ottaviani e Rita Pagnanelli.
Il primo a essere sentito è uno degli agenti della digos che effettuarono le perquisizioni e le acquisizioni di documenti in Comune. L'assistente capo Pasquale Fiorini ricorda che i documenti acquisiti erano relativi al finanziamento per gli anni 2014-16 per l'integrazione sociale.
«Abbiamo preso anche le schede», aggiunge, specificando pure di aver acquisito tutta la documentazione richiesta dalla procura.
«Nel fascicolo - dice - non c'era la relazione dell'assistente sociale. Era mancante anche l'attestazione Isee». Secondo il teste «i moduli erano sprovvisti di documentazione integrativa». Acquisito pure un brogliaccio.
Sentita poi una donna, divorziata, senza mantenimento, senza lavoro e con tre figli da mantenere che andava a «scocciare» il Comune per un aiuto. Al pm Barbara Trotta che le mostra il documento di richiesta d'aiuto, lei riconosce solo la firma: «Avevo bisogno e non l'ho nemmeno letto». La donna dichiara di aver incontrato il sindaco in piazza e poi in Comune: «Poi mi ha dato un bigliettino delle votazioni», prosegue.
Le domande successive sono rivolte a capire se Veronesi abbia compilato di suo pugno la domanda.
Ed è in quella circostanza che, la donna sente «"mi raccomando il voto". Quando sono scesa lui si è affacciato alla finestra e ha detto "mi raccomando il voto"».
Prossima udienza il 30 novembre. Nel collegio difensivo gli avvocati Marco Maietta, Luigi Tozzi, Emiliano Caperna, Marco Moretta. Parti civili gli avvocati Maria Luisa Ambroselli, Federica Nardoni e Silvio Bruni.