Sparatoria nel carcere di Frosinone, due deputati "interrogano" il ministro della Giustizia.
L'esponente del gruppo misto Raffaele Trano (L'Alternativa c'è) afferma: «Quanto accaduto il 19 settembre scorso all'interno del carcere di Frosinone, dove un detenuto ha sparato ad altri tre detenuti con una pistola che gli sarebbe stata recapitata con un drone, è di una gravità inaudita. Da 50 anni non avvenivano episodi del genere nei penitenziari italiani. E ancora troppi sono i dubbi sull'intera vicenda.

Per tale ragione ho presentato un'interrogazione al ministro della Giustizia Marta Cartabia, chiedendole di fare presto chiarezza. Sarebbero almeno cinque anni che si susseguono gli allarmi su telefonini, droga e oggetti vari recapitati nelle carceri con i droni, senza che il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria abbia fatto niente per schermare le carceri. Sarebbero stati ignorati gli stessi allarmi lanciati dall'Antimafia e, in base alle dichiarazioni dei dirigenti del Dap, proprio a Frosinone ogni settimana vi sarebbe un'incursione con i droni.

Ho chiesto al ministro se sia stato accertato, per quanto di sua competenza, come sia possibile per un detenuto in regime di alta sicurezza chiedere all'esterno, dopo aver subito un pestaggio, un'arma e riceverla senza troppe difficoltà nel giro di appena tre giorni, se sia stata fatta luce sul mancato allarme dopo che il drone è stato inquadrato dalle telecamere del carcere e sul mancato trasferimento dell'autore del triplice tentato omicidio e delle tre vittime dopo il pestaggio, considerando anche che a fronteggiarsi sono stati due esponenti del pericoloso clan camorristico Lo Russo. Ho inoltre chiesto al ministro spiegazioni sui mancati interventi per schermare le carceri dai droni».

Nella stessa seduta del 5 ottobre, il deputato di Fratelli d'Italia Davide Galantino ha chiesto al ministro Cartabia, sempre con riferimento al «detenuto in possesso di una pistola "approdata" nella struttura attraverso un drone», se «non ritenga di dover adottare iniziative, per quanto di competenza, per evitare che in futuro possano verificarsi ulteriori condotte illecite come quelle sopradescritte e assicurare la massima legalità e sicurezza all'interno degli istituti penitenziari».