Inchiesta "Acqua Nera", il presidente dell'AeA, Riccardo Bianchi lascia. Ha presentato formali dimissioni per questioni di opportunità. Vuole, sembrerebbe, poter chiarire la propria posizione in relazione alle gravi accuse mosse a suo carico dalla procura di Cassino nella vasta indagine tutt'altro che conclusa sull'inquinamento di rio Pioppeto. Nessuna dichiarazione ufficiale, però.

Le sue difese gli avvocati Sandro Salera e Paolo Marandola preparano il Riesame fissato lunedì.
Insieme al presidente Bianchi nell'indagine per inquinamento coordinata dal Pm Emanuele De Franco e affidata ai militari del Nipaaf guidati dal tenente colonnello Vitantonio Masi sono finiti anche Roberto Orasi, amministratore di fatto della stessa; e Amedeo Rota, responsabile degli impianti Cosilam gestiti da AeA: per loro, come per Bianchi, la misura dei domiciliari.

Obbligo di dimora e di presentazione alla Pg per Laura Paesano, Project manager della società; divieto di dimora nel Comune di Villa Santa Lucia e obbligo di presentazione alla Pg per Jessica Bartolucci, responsabile dell'impianto di depurazione. In sede di interrogatorio, quattro su cinque indagati avevano deciso di parlare.

Cuore dell'impianto accusatorio, lo ricordiamo, proprio gli scarichi fuori controllo nel Rio Pioppeto, con valori di metalli e altre sostanze oltre i limiti: per questo il Nipaaf del Gruppo carabinieri forestali di Frosinone aveva sequestra il depuratore consortile di Villa Santa Lucia, dando esecuzione alle ordinanze. A sostanziare le misure emesse dal gip Sodani, sulla base dei riscontri ambientali e sulle intercettazioni telefoniche dei militari, una «continua e significativa violazione dei limiti tabellari stabiliti per i reflui dello scarico finale nel depuratore consortile». E un atteggiamento di «inerzia», secondo il gip Sodani.