L'ultimo c'è stato l'altro ieri, a Roma. Un operaio di Morolo è caduto da un cestello all'Eur ed è morto. Da inizio anno sono 5 le vittime sul lavoro in Ciociaria.
«In Italia e nel Lazio si continua a morire di lavoro con numeri preoccupanti -affermano Enrico Coppotelli segretario generale della Cisl del Lazio e Attilio Vallocchia, segretario generale della Filca- I dati della regione sono drammatici: nei primi 9 mesi dell'anno si sono registrati 51 morti sul lavoro a fronte di un dato nazionale di 677 con un'incidenza sugli occupati pari al 21,4%.
Il dato più alto a Roma con 35 morti dall'inizio dell'anno.
Seguono Latina con 6 morti, Frosinone con 5,Viterbo con 4 e Rieti con 1.Se analizziamo il settore dell'edilizia ci accorgiamo che dal 2003 ad oggi ci sono stati 220 morti e da gennaio a ieri 5. Sono numeri che certificano come il settore dell'edilizia sia il più colpito.
Insomma l'emergenza morti bianche continua nonostante lo smart working e nonostante le attività produttive non siano ancora ripartite a pieno regime.
Sono necessari accordi sull'organizzazione del lavoro.
Gli imprenditori devono capire che la sicurezza non è un costo ma un investimento, e i lavoratori che lavorare sicuri seguendo le regole li fa tornare a casa.
Gli incidenti mortali avvenuti negli ultimi giorni nel Lazio e nel resto del paese sono un segnale preoccupante.
Sembra che su questo fenomeno ci sia un calo di attenzione. Anzi crediamo che le associazioni imprenditoriali debbano aprire una discussione seria tra i loro associati. Noi pensiamo che l'introduzione di una patente a punti per le imprese sia un primo passo verso il rispetto delle regole. Sappiamo che non tutti sono d'accordo ma siamo disponibili ad un confronto.
Chiediamo maggiori risorse per la prevenzione e la formazione, più investimenti e personale ispettivo per la lotta al lavoro nero ed alle irregolarità, più controlli e sanzioni».