La crisi non è finita ed il cammino da percorrere è ancora lungo. Qualche segnale di ripartenza su Fiuggi comincia ad intravedersi. Anche se i dati sulle presenze termali nel mese di agosto e questa prima quindicina di settembre appaiono confortanti, altrettanto non si può dire sulle previsioni per l'autunno ormai alle porte e la stagione invernale che ne seguirà.

Le stazioni termali italiane sono in ginocchio. Lo erano già prima dello scoppio della pandemia per tutta una serie di ragioni strutturali. Il Covid 19 però ha finito per aggravare un quadro generale sul piano economico di per se già molto critico. Conferme in tal senso giungono dai dati sui fatturati diffusi in questi giorni dall'Istat e che disegnano perfettamente lo scenario fiuggino.

L'istituto ha rilevato su scala nazionale, nel corso del primo semestre 2021, un calo del fatturato dei servizi ricettivi dell'8,3% rispetto al primo semestre del 2020, che a sua volta aveva perso il 65,1% rispetto al primo semestre 2019.

«Il dato è in linea con l'andamento delle presenze turistiche rilevato dal nostro osservatorio - spiega Federalberghi - che nel corso del medesimo periodo ha subito un calo del 67,3%, con la perdita di oltre 115 milioni di pernottamenti rispetto al 2019. L'andamento positivo registrato a luglio e ad agosto da alcune componenti del mercato aiuta a guardare con fiducia al futuro, ma sarebbe un grave errore pensare che tutti i problemi sono risolti». A soffrire di più sono le aziende e i territori che lavorano in prevalenza con i turisti stranieri.

Una fattispecie che impatta pesantemente su Fiuggi che si è vista azzerare dal Covid 19 un volume di affari stimato intono ai 15 milioni di euro su base annua, legato esclusivamente alle600/800 mila presenze turistiche straniere presenti in città prima dello scoppio della pandemia. In totale 12/13 mila pullman da gran turismo. La strada da percorrere è ancora lunga.