«Nostro padre non doveva essere dimesso, quantomeno la seconda volta. Era un cardiopatico».
È quanto hanno sostenuto nel tribunale di Frosinone i figli di Mario Arduini, il sessantaduenne originario di Pofi, da anni residente a Ferentino, morto il 30 marzo del 2017, dopo aver subìto due ricoveri nell'arco di 24 ore e prima di giungere ormai senza vita all'ospedale "Fabrizio Spaziani" di Frosinone. A processo due medici, G.C. e L.G. Sono accusati di omicidio colposo in concorso in danno del bidello dell'Itis "Morosini".

Ieri sono stati ascoltati Daniele e Matteo Arduini, i quali hanno ripercorso le drammatiche sequenze che hanno caratterizzato il calvario del padre, iniziato alle 8.30 del 29 marzo di quattro anni fa a scuola, mentre si trovava a svolgere l'attività di operatore scolastico. Il bidello si sente male, sviene e viene portato in ospedale con un'ambulanza. Poco prima dell'ora di pranzo viene dimesso. Alle 18.30 a casa ha un nuovo collasso. Di nuovo la corsa con un'ambulanza in ospedale. La mattina del giorno seguente, alle ore 12.25, sempre prima di pranzo e dopo aver passato la notte allo "Spaziani", viene dimesso. Torna a casa. Nel pomeriggio un altro infarto.

Di nuovo la corsa in ospedale, ma muore prima di arrivare. I figli del sessantaduenne hanno sottolineato il fatto che il padre era un cardiopatico, in terapia e con una situazione sotto controllo da parte di medici esterni e che la seconda volta non poteva essere dimesso. Uno dei due figli, ha evidenziato il fatto di aver capito subito la gravità della situazione, tant'è che ha lasciato subito Udine, dove vive, per tornare a Ferentino per accertarsi delle condizioni del padre. I figli sono rappresentati dall'avvocato Giampiero Vellucci. I medici sono difesi dall'avvocato Nicola Ottaviani il quale ha richiesto di sentire in contraddittorio i medici legali della difesa per capire cosa sia venuto fuori dal punto di vista diagnostico e dell'accertamento di natura strumentale effettuato. Prossima udienza l'11 gennaio.