Circa cento anni fa fu coniato per la prima volta il termine "Graphic Designer", da allora la reale percezione del mondo esterno sugli addetti ai lavori risulta forse ancora non del tutto realistica e completa.
I motivi sono sicuramente culturali, in una società che in qualche modo fa fatica a concepire un lavoro concettuale e basato sulla percezione, ma la risposta sta anche nella grande e complessa eredità multidisciplinare che il graphic design ha raccolto nel corso dei secoli e convogliato nel grande tubo che l'ha condotta nel "Secolo Breve".

«Si tende comunemente a racchiudere in compartimenti stagni mansioni, processi e discipline che costituiscono una professione, ma nell'ambito del design le divisioni sono spesso impercettibili e le discipline si intersecano apportando vicendevolmente influenze e sistemi di pensiero». Lo precisa Laura Caparrelli, Graphic Designer della web agency capitanata da Romeo Ausoni, DigitalUp.

Dall'invenzione della scrittura a quella della stampa tipografica, passando per i codici miniati medievali e le tecniche della grafica d'arte, fino agli attualissimi tentativi di Crypto-arte, il graphic design ha sintetizzato gli elementi di ogni tecnica e disciplina per un fine ultimo più che mai necessario al giorno d'oggi: comunicare. Nonostante le molteplici definizioni, le altrettante angolazioni di approccio alla professione e alle inclinazioni personali, dire che il Graphic designer sia, o sia soltanto, un tecnico, un artista, un creativo, un ricercatore, risulta sempre essere impreciso o addirittura sbagliato.

Ma allora chi è il graphic designer? «Il Graphic Designer è un professionista che aiuta le persone a capire meglio le cose - spiega Caparrelli - colui che risolve un problema di comunicazione; è il media che veicola l'informazione da un mittente ad un destinatario, assicurandosi che segni, colori, forme, immagini e caratteri abbiano la combinazione più giusta perché esso recepisca il messaggio in modo più chiaro e univoco possibile».

Il lavoro del grafico parte da un assunto di base: un problema X. È, quindi, fondamentale analizzare il problema per trovare le migliori soluzioni; declinarlo, scomporlo e mescolarlo, guardarlo, se possibile, da prospettive diverse da quelle di sempre. Questa fase di approfondimento è ciò che può rendere questo lavoro il più entusiasmante di tutti. È dunque un mestiere per curiosi, ma le fasi di lavoro sono diverse e varie.
Molti credono che occuparsi di grafica voglia dire, in modo estremamente riduttivo, saper utilizzare degli strumenti (che siano informatici o meno), ma la questione determinante per un buon graphic design è senza dubbio il fattore culturale, la nostra curiosità, la voglia di conoscere, la capacità di capire quando è possibile uscire dagli schemi, sapere con precisione cosa vogliamo dire e conoscere coloro ai quali dobbiamo dirlo.

Tutti fattori che ci permettono di dare ad un progetto quel valore aggiunto che può elevarlo rispetto ad un design mediocre. Anche se spesso e inevitabilmente l'attitudine e la personalità del designer possono influire sul proprio lavoro, si può dire, parafrasando alcune celebri citazioni sul tema, che un design capriccioso basato sul gusto personale senza un vero contenuto o obiettivo non sia affatto design, bensì decorazione fine a sé stessa.

La preparazione di un professionista di questo settore parte da un approccio multidisciplinare; anche se nel nostro paese la formazione non è del tutto standardizzata, percorsi accademici pubblici e privati possono essere senz'altro un buon inizio per chi vuole approcciare a questo lavoro, soprattutto dal punto di vista tecnico, ma una buona tecnica senza una giusta sensibilità e conoscenza di altri aspetti culturali non basta per diventare un professionista, e per questi motivi documentarsi in autonomia, confrontarsi con altri studenti e professionisti, leggere e fare esperienza sul campo, essere curiosi e interessati a discipline complementari alla grafica, sono gli elementi che contribuiscono alla reale crescita professionale dopo il primo "canonico" percorso.

Scegliere un professionista per la propria azienda, specie in una realtà come quella attuale in cui siamo bombardati da infiniti stimoli visivi, pubblicitari e comunicativi, vuol dire innanzitutto mettersi al riparo dal rischio indesiderato di comunicare male. Un design fatto male fa percepire il prodotto o il servizio come scarso, e la mancata attenzione su un progetto è inconsciamente associata a mancanza di attenzione verso l'esigenza del cliente e questo il designer lo sa bene, poiché da professionista riesce a vedere quello che altri non vedono, attivando la percezione corretta dell'elaborato da parte del potenziale cliente.

«Chi è il mio cliente? come faccio a fargli capire chi sono, cosa faccio, e come devo essere notato? Come posso mettere in evidenza tutto il lavoro che ho fatto fino ad oggi?» E ancora: «A cosa serve avere prodotti o servizi al top se non riesco a comunicarlo efficacemente?»: le risposte stanno nell'affidarsi ad un buon Graphic designer.