«Gli saltavano sul corpo e lo colpivano con calci e pugni. Tutti e quattro. Continuavano a calpestarlo anche quando ormai era esanime». Una sorta di danza macabra, quella raccontata davanti ai giudici della Corte d'Assise di Frosinone, da Samuele Cenciarelli, picchiato a sua volta mentre tentava di fare scudo con il suo corpo all'amico Willy. Un'aggressione inaudita che vede imputati, con l'accusa di omicidio volontario aggravato dalla crudeltà e dai futili motivi, i fratelli Marco e Gabriele Bianchi, Mario Pincarelli e Francesco Belleggia.
A parlare nell'aula della Corte è stato proprio l'amico del 21enne capoverdiano. Era con lui la notte in cui venne ucciso. E ha ripercorso in modo circostanziato gli ultimi attimi di quella maledetta serata che è costata la vita al giovane chef di Paliano.
«La notte tra il 5 e il 6 settembre dello scorso anno - ha affermato - ero con gli amici a Colleferro. Siamo arrivati intorno all'una e trenta e come sempre siamo stati in giro per locali. Ma quando stavamo per andarcene, Willy ha visto Federico Zurma, un suo ex compagno di classe che stava discutendo con un ragazzo. Dopo poco ne è arrivato un altro, sono iniziate spinte e parole grosse e ho detto a Willy che sarebbe stato meglio andarcene, che non era il caso di immischiarci in cose non nostre. Quando avevamo deciso di andare via, è successo quello che è successo». Cioè il brutale pestaggio che ha causato la morte del ragazzo, dopo l'arrivo dei fratelli Bianchi.
«Mentre stavamo andando verso la macchina – ha proseguito Cenciarelli - qualcuno, non so dire chi, ha sferrato un calcio a Willy. Mi sono buttato su di lui per proteggerlo, ma sono stato colpito anche io, sempre con un calcio, all'altezza della gola. Sono finito a terra ma sono riuscito e vedere il mio amico che veniva aggredito in continuazione da quattro persone. Ho cercato di spiegare loro che noi con quella storia non c'entravamo nulla. Le mie richieste sono finite nel vuoto. Ho visto un calcio sferrato al torace di Willy, da uno dei due ragazzi già presenti (e dunque non i Bianchi, ndr), che lo ha fatto finire contro una macchina. E ogni volta che provava a rialzarsi, veniva picchiato brutalmente senza lasciargli la possibilità di reagire.
D'istinto sono andato verso di lui per portarlo via di lì, ma uno dei fratelli Bianchi prima mi ha colpito con un pugno in faccia e poi con un calcio». Relativamente alle tempistiche, Cenciarelli ha evidenziato che l'aggressione è stata fulminea: circa 30 secondi. E su gli aggressori ha aggiunto: «Ricordo che Belleggia aveva un braccio ingessato, Pincarelli aveva una camicia bianca e svariati tatuaggi, uno dei fratelli Bianchi aveva una polo verde e l'altro un tatuaggio sul collo.
«Ho provato a intervenire due volte - ha rimarcato - la seconda con le mani alzate, pregando di lasciarlo andare. Quando mi sono ripreso - ha concluso - l'aggressione era già finita e loro scomparsi. Quindi, insieme a una ragazza, ho cercato salvare il mio amico togliendogli la lingua dalla gola».
E Lucia, la mamma di Willy, presente in aula, al termine del racconto si è coperta il volto con le mani.
Uno dei Bianchi si appoggia a un palo per caricare il calcio contro Willy. È una delle scene descritte dai ragazzi che, quel 6 settembre di un anno fa, erano a Colleferro nei locali della movida. Da questi arriva la conferma che tutto si è svolto in una manciata di secondi, proprio quando chi aveva iniziato la discussione, ma anche la stessa vittima, intervenuta in soccorso di un amico, stavano per andare via. Pochi secondi alla salvezza. Nel mezzo l'Audi dei Bianchi che a tutta velocità parcheggia vicino alla caserma dei carabinieri e irrompe nei giardinetti di via Buozzi. È il là alla brutale aggressione costata la vita al ventunenne originario di Capoverde.
Davanti alla Corte d'assise di Frosinone (presidente Francesco Mancini, a latere Chiara Doglietto più i giudici popolari) imputati di omicidio volontario sono i fratelli Marco e Gabriele Bianchi, Francesco Belleggia e Mario Pincarelli, tutti di Artena, difesi dagli avvocati Mario e Massimiliano Pica, Vito Perugini e Loredana Mazzenga. L'unico ai domiciliari, Belleggia, è anche il solo fisicamente in aula, gli altri sono collegati in videoconferenza dalle carceri. Mamma Maria Lucia è seduta in aula con la figlia. Vicini gli avvocati che li assistono Domenico Marzi e Vincenzo Galassi. C'è il sindaco di Colleferro Pierluigi Sanna, parte civile al pari dei Comuni di Paliano e Artena, rappresentati dagli avvocati Vincenzo Pastorino, Maurizio Frasacco, Massimo Ferrandino e Cristiana Brunetti.
Uno dei principali testi è un ragazzo di Colleferro Valerio Ceci. Parte dal principio, dall'aggressione subita dall'amico del giovane cuoco di Paliano. «Zurma era a terra perché gli hanno dato un cazzotto - ricorda - È caduto per le scale. Zurma mi ha detto che a dargli il pugno era stato il ragazzo con il gesso, Francesco Belleggia. Io lo conoscevo Belleggia». Il teste ricorda che c'è stata una discussione poi spostatasi verso piazza Italia. Si discute senza toccarsi finché le acque si calmano. «Conoscevo Willy - prosegue Ceci - fino a 10 minuti prima gli parlavo».
Ma la scena cambia repentinamente. «La Q8 nera (in realtà è una Q7, ndr) arriva velocissima e parcheggia vicino al parcheggio carabinieri. Scendono 4 persone: 2 maschi, Gabriele e Marco Bianchi e 2 femmine». Perché conosce i Bianchi il teste lo spiega dopo: «Tanto tempo fa, in un altro locale Colleferro, avevano fatto un'altra rissa. Ero lì e li avevo visti».
Quindi l'accusa diretta a uno dei Bianchi: «Il fratello piu alto Gabriele di corsa va verso la massa e colpisce la prima persona che trova che è Willy con un cazzotto in faccia e un calcio violento».
«E Willy che fa?», chiede il pm Francesco Brando. «Sbatte contro la macchina - prosegue il racconto - e Marco, il fratello piu piccolo, gli dà un calcio in testa mentre è terra. C'è Pincarelli, vestito con la camicia bianca. Ma non l'ho visto colpire». Secondo il teste non ci sono altri coinvolti in una scena che dura tra 30 secondi e un minuto. Willy è a terra, si allertano i soccorsi e si cerca di rianimarlo.
Il pm gli muove una contestazione sul numero preciso delle persone uscite dall'Audi e il teste corregge il tiro: «due maschi e una donna mai vista prima».
L'avvocato Massimiliano Pica lo interroga su illuminazione visibilità. Secondo il teste c'è l'illuminazione della scuola. E ribadisce: «avevo visibilità». Quindi ricostruisce il percorso dei Bianchi: «sono arrivati passando dal giardino». Willy invece è fermo.
L'avvocato Perugini chiede: «Vede aggredire qualcun altro oltre a Willy?». La risposta è negativa.
Leonardo Mosetti, altro giovane di Colleferro, era con Zurma. E ne descrive l'aggressione. Ricorda che Belleggia era con un altro ragazzo con una lacrima tatuata. «Ho cercato Belleggia per chiarire la situazione - aggiunge - Zurma è una persona mite». Trovato Belleggia, c'è l'invito a chiarire. «Non c'è stata colluttazione e invito a Zurma ad andare via, ma arriva un'Audi Q7 molto veloce. Dopo un minuto sento urlare "sono arrivati i Bianchi". Davanti a Zurma e Belleggia c'è Willy e gli arriva un calcio frontale. Ho visto due figure: il ragazzo piu alto si appoggia al palo e dà un calcio fortissimo a Willy che sbatte su un'auto». Al pm che lo incalza aggiunge di aver capito dopo che erano i fratelli Bianchi. «Willy si rialza al volo - prosegue la ricostruzione - ma riceve talmente tante botte che non ho capito più niente». Il teste insiste: «I Bianchi li ho visti tirare calci e pugni ma non so a chi. Non riesco a dire con certezza chi ha dato altri calci e pugni. Ma sono sicuro al mille per mille del primo calcio. Dopo i 40 secondi di rissa sono spariti tutti».
All'avvocato Mazzenga dice poi che le altre persone si sono difese da calci e pugni. «Si proteggevano con le mani la testa e le parti importanti del corpo». Sull'illuminazione aggiunge «era tutto buio» e spiega che i Bianchi sono arrivati da dietro, dai giardini.
Il presidente chiede spiegazioni sulla caduta di Willy: «Sbatte contro l'intera portiera, con schiena, collo e testa».
C'è poi Faiza Rouissi, una ragazza di Colleferro. È la testimonianza più complicata. Si contraddice con quanto detto ai carabinieri all'epoca e quanto detto ieri. E infatti viene più volte ammonita.
Prima sostiene di essersi frapposta tra Zurma e Pincarelli che si stavano picchiando, venendo invitata dal secondo ad andarsene. Poi parla di una discussione. Quindi riferisce dell'arrivo di Marco e Gabriele Bianchi «che scendono insieme ad altre 2 persone». Aggiunge di aver visto Gabriele dare un calcio al petto di Willy e farlo cadere. Ma non riesce a descrivere il calcio. Quindi il pm le contesta di aver attribuito solo ora un ruolo attivo a Marco. Ma la ragazza non sa aggiungere altro tranne un generico «ho visto che volavano schiaffi» e un «Marco picchiava la gente. Con le mani».
L'avvocato Galassi le contesta di aver dichiarato ai carabinieri, nell'immediatezza dei fatti, che Gabriele ha colpito Willy tre volte. Ma la teste smentisce. Anche il presidente insiste: «vorrei che chiarisse». Ma la donna conferma quanto riferito poco prima: «un unico calcio». Ma non spiega le altre versioni. «Il pubblico ministero, se riterrà, ne prenda atto», rimarca il presidente della Corte d'assise. Incalzata sulla partecipazione di una persona con il braccio ingessato, annuisce: «Sì confermo». All'avvocato Pica riferisce che il calcio a Willy è stato indirizzato alla pancia. Anche l'avvocato Mazzenga le contesta il numero delle persone scese dal suv e la dichiarazione resa ai carabinieri «e tutte hanno cominciato a picchiare». L'avvocato Perugini le chiede se dopo il primo calcio ha visto altri aggredire Willy? La risposta è negativa. «Ma Belleggia aggrediva Willy?», prosegue il legale. E la testa nega di aver visto Belleggia aggredire qualcuno.
Il presidente a quel punto si spazientisce: «è una deposizione al limite del fantastico, dice tutto e il contrario di tutto. Si è contraddetta anche oggi. Tutto questo non è accettabile». E la invita a chiarire. E così il calcio a Willy torna a essere al petto. E alla domanda se Gabriele ha colpito nuovamente Willy, la risposta diventa «Sì». Ma nega di aver visto Belleggia e Pincarelli picchiare.
La teste Nicoleta Alexandra Soceanu conferma unicamente di aver «visto picchiare i ragazzi scesi dalla macchina». Infine, acquisite le sommarie informazioni di Ludovica Del Ferraro. La Corte poi autorizza Belleggia a lasciare i domiciliari per il vaccino. Prossima udienza il 23.