Sabato prossimo, alle 17.30, nella biblioteca comunale di Ferentino, la presentazione del libro "Ferentinum", stampato per iniziativa di Archeoclub d'Italia Ferentino. Parteciperanno il fotografo Giovanni Poce e Antonio Poce che ha curato il progetto editoriale, e vari letterati che hanno contribuito alla stesura del libro: Marcello Carlino, Maria Benedetta Cerro, Elmerindo Fiore, Giovanni Fontana, Mimmo Grasso, Marco Palladini, Tarcisio Tarquini e Sergio Zuccaro; per Archeoclub il presidente locale Antonio Ribezzo e Claudio Lo Monaco del direttivo nazionale.

L'incontro, che s'inserisce nel percorso della "Rinascenza" di Archeoclub d'Italia, avrà una funzione introduttiva all'omonima mostra fotografica allestita nella vicina Casa della Pace, con ampia selezione delle foto di Giovanni Poce pubblicate nel libro. Sarà l'occasione anche per un dibattito sulle tematiche emerse dal lavoro d'indagine fotografica sulla città d'arte e un'introduzione a un prossimo volume, più ampio, in cui troveranno la giusta collocazione le numerose e pregevoli opere per ora tralasciate.
Ecco uno stralcio del testo tratto dal depliant della mostra: «Sono proprio queste "inammissibili esclusioni" che ci hanno indotto, fin dall'inizio del lavoro per Ferentinum, ad ipotizzare la realizzazione di un volume più ampio, affinché possa considerarsi quanto meno accettabile nella sua dimensione rappresentativa.

Quattro delle molte immagini "escluse" per dimostrare intanto che il patrimonio storico e architettonico di Ferentino è molto più vasto di quanto sembri e soprattutto per far emergere quanto il valore culturale che esso esprime sia essenziale per l'identità civile di ogni cittadino. Mai potremmo immaginare di avere un'idea sufficientemente completa della nostra città, senza aver provato almeno una volta quella struggente malinconia che assale anche il meno sensibile dei visitatori alla vista di Villa Tani.

La facciata del cimitero, che ci appare doppiamente emarginata: dalla prima edizione del nostro libro, ma soprattutto dall'immaginario collettivo cittadino. È incredibile infatti constatare come il luogo sicuramente più conosciuto della città non sia mai stato fotografato in forza della sua valenza architettonica. Non risulta che sia mai stato raccontato quale esempio pregevole di arte neoclassica. Per ragioni che ci sfuggono è rima-sto esclusivamente circoscritto nella sua ordinaria funzione di ingresso alla città dei morti».