È diventato un problema serio che rischia di aggravarsi ulteriormente, soprattutto per quanto attiene la pubblica incolumità se non s'interviene subito. A Fiuggi "l'allarme rosso" legato a branchi di cinghiali che scorrazzano ormai indisturbati nel centro urbano finisce per avere ricadute negative anche sul turismo, se il fenomeno va a sommarsi ai soliti ignoti che continuano ad abbandonare lungo le strade i rifiuti domestici. Capita quindi che un branco di cinghiali, una decina in tutto, intorno alle 19,30 di martedì scorso in piena Fiuggi Fonte (foto), abbiano trovato il "modo giusto per vedersi garantita la cena", con il risultato di lasciare buste di plastica ed altri rifiuti sparsi ovunque.

Spiegare tutto questo ai turisti però diventa molto complicato. I quali ignari delle origini del danno e dello "spettacolo" a volte semplificano i loro ragionamenti con: "Fiuggi è sporca". L'amministrazione comunale al riguardo combatte con le uniche armi a disposizione, autorizzando attraverso l'Atc (ambito territoriale di caccia), delle battute di allontanamento dei cinghiali ad opera di volontari. I quali a loro volta s'ingegnano alla meglio però con scarsi risultai e mezzi a disposizione.
Anche perché i cinghiali provvisoriamente allontanati se ne tornano beati, tranquilli e protetti all'interno dell'area faunistica di Canterno o nel vicino Parco dei Monti Simbruini per poi tornare pochi giorni dopo a "visitare" Fiuggi e comuni limitrofi.

Non ce ne vogliano le associazioni animaliste però occorre allungare il periodo venatorio con caccia selettiva a questa specie animale. Questo lo deve fare la regione Lazio, allineandosi ad altre regioni italiane che in tal senso hanno già registrato considerevoli risultati. In Italia ogni anno si registrano circa 10 mila incidenti stradali causati dalla fauna selvatica, alcuni di recente anche a Fiuggi. Così come innumerevoli si registrano i danni alle colture agricole ed a interi ecosistemi devastati da questi mammiferi artiodattili, molto fecondi nella riproduzione. Probabilmente anche la conseguenza dei ripopolamenti sbagliati degli anni passati, con specie di cinghiali non indigene, di taglia più grossa e quindi in grado di fronteggiare i predatori naturali del territorio che invece sono in diminuzione.