Se gli operai di Cassino Plant lavorano a singhiozzo per quelli delle aziende dell'automotive la situazione è ancora più drammatica. Blocchi ben più imponenti di ammortizzatori sociali laddove le realtà sono più grandi, nelle imprese più piccole la preziosa "risorsa" si è esaurita da tempo, i precari non sono stati stabilizzati e non sono poche le aziende che hanno già chiuso.

Per migliaia di lavoratori dell'indotto si resta immersi nella palude del lavoro scarso e delle incertezze sul futuro. Si boccheggia in attesa del suv Grecale ma i tempi non permetteranno a tutti di "sopravvivere".

A novembre la salita produttiva e l'ingresso sul mercato nel primo trimestre del 2022, secondo le previsioni. Ma se pensiamo che il terzo modello non servirà neppure alla saturazione dello stabilimento pedemontano, il livello di allarme sale ancora. Senza un quarto modello per Cassino Plant non si profilano scenari positivi, rincuorano tuttavia le dichiarazioni, nei mesi scorsi, da parte del management di Stellantis sul rilancio dell'Alfa Romeo e rincuora il tipo di segmento presente nel Cassinate, una gamma del lusso che non ha doppioni nella galassia della casa automobilistica.

Ma le incertezze, per ora hanno la meglio. Domani fermo produttivo e pure il 3 settembre. Dal fronte "semiconduttori" la crisi si è abbattuta prevalentemente sulla Sevel che resterà ferma tutta la settimana. Un segnale che ha scosso l'intero gruppo come pure l'annuncio del primo sciopero in Italia, dopo la nascita del gruppo italo-francese, annunciato dalla Fim-Cisl per il mancato accordo. A rischio ci sono oltre 700 posti di lavoro.