L'Afghanistan da alcuni giorni è di nuovo nelle mani dei talebani, che, nel giro di dieci giorni, e di fatto senza incontrare resistenza alcuna vista l'assenza di forze militari occidentali, si sono impadroniti del governo del Paese, per venti anni oggetto di "protezione" da parte di Usa e Nato, obbligando alla fuga il presidente Ashraf Ghani. In poche ore il Paese è caduto nel terrore: infatti, è molto forte il timore che i fondamentalisti islamici possano dare seguito a vendette di tutti i tipi contro coloro che negli anni scorsi hanno in qualche modo collaborato con le forze occidentali. Le immagini che arrivano tramite i media internazionali, e che stanno facendo il giro del mondo, sono terrificanti: la popolazione, per sottrarsi alle rappresaglie dei talebani sta cercando in tutti i modi di fuggire, anche aggrappandosi ad aerei in fase di decollo, come accaduto l'altro giorno con un mezzo militare statunitense, circostanza in cui sono state tante le persone che hanno perso la vita precipitando nel vuoto dopo essersi attaccate anche al carrello dell'aereo.
Per le strade di Kabul c'è paura, anche se il nuovo regime rassicura gli afghani e la comunità internazionale sull'intenzione di pacificare il Paese. I talebani, come riporta rainews.it, hanno annunciato una "amnistia generale" per tutti i funzionari delle vecchie autorità afghane, che sono stati invitati a tornare a lavoro. «Un'amnistia generale è stata dichiarata per tutti» si legge in un comunicato diramato martedì «pertanto dovreste riprendere le vostre abitudini di vita con piena fiducia».
Gli Stati Uniti stanno rafforzando il cordone di sicurezza intorno all'aeroporto di Kabul che martedì sera è stato riaperto per consentire il proseguimento dei rimpatri. Sono ancora migliaia le persone che cercano di lasciare la città dove, secondo alcuni testimoni, i talebani setacciano casa per casa in cerca di presunti oppositori, donne, filo-occidentali. Entro la fine di martedì sono saliti a 4.000 i soldati Usa a Kabul, ha riferito il Pentagono. «L'obiettivo è chiudere la missione entro il 31 agosto». Così il portavoce del Pentagono John Kirby ha confermato la data, indicata nelle scorse settimane per il completamento del ritiro americano, entro la quale dovrebbe concludersi il ponte aereo per trasferire fuori dal Paese i cittadini americani e le decine di migliaia di afghani che possono ottenere il permesso speciale per aver lavorato con gli americani in questi 20 anni. Kirby ha assicurato che il ritmo del ponte aereo "accelererà" nei prossimi giorni, arrivando ad un decollo ogni ora, per un totale di 9.000 trasferimenti al giorno.
Intanto, il portavoce dei talebani ha dichiarato:
«Abbiamo liberato il Paese, non ci vendicheremo con nessuno». I talebani hanno perdonato tutti, sulla base di ordini dei loro leader, e non nutrono inimicizia nei confronti di nessuno, ha affermato il portavoce, Zabihullah Mujahid, in una conferenza stampa.
Difficile, tuttavia, credere a queste parole. La popolazione, come detto, è terrorizzata. E a temere di più sono soprattutto le donne, anziane, giovani e bambine, da sempre invise dai talebani e oggetto di ogni genere di vessazione. Per loro si teme un ritorno al passato, al medioevo, alla privazione dei più elementari diritti umani. Una situazione che genera forte preoccupazione nella comunità internazionale, a tutti i livelli.
In merito abbiamo raccolto un intervento delle attiviste dell'associazione "Risorse Donna", che ha sedi a Cassino e Sora e che, come il gemello Centro Donna "Lilith" di Latina, fa parte della rete regionale e della rete nazionale antiviolenza. Il sodalizio si dice pronto a collaborare con le istituzioni nazionali ed europee per dare aiuto, anche ospitandole nelle proprie case rifugio, alle donne afghane.
«Cade Kabul insieme alla incapacità del governo locale, dell'esercito, degli Usa e della comunità internazionale, cade insieme alla costruzione di un progresso civile fatto di rispetto per i diritti umani delle donne.
L'associazione "Risorse Donna" con sedi a Cassino e a Sora – come evidenziano le attiviste del sodalizio - si unisce all'appello delle organizzazioni che si occupano di proteggere le donne contro ogni forma di violenza, fortemente preoccupata per la comunità delle donne afghane.
Nel giro di poco le lancette del Paese si riavvolgono indietro di venti anni con lo spettro ormai reale del regime dei Talebani, del fondamentalismo religioso con cui l'islam si inserì all'interno delle comunità afghane dominate dal patriarcato e diede legittimità all'attribuzione del diritto di proprietà sul corpo e sulla sessualità delle donne, oggetto di divieti, di lavorare fuori casa, di accesso all'istruzione, l'imposizione del burqa e più in generale l'istituzione di una politica repressiva».
«Il Paese che vediamo devastato oggi, soprattutto nelle zone urbane – proseguono le attiviste di "Risorse Donna" - ha visto una generazione under 35 che negli ultimi anni ha potuto sperimentarsi in percorsi di istruzione, di attivismo politico in cui le giovani afghane hanno sognato, progettato e partecipato al progresso civile del Paese parlando di parità di diritti e di uguaglianza di genere. Sono proprio le donne afghane che ora rischiano di pagare il prezzo più alto, fatto di ritorno a condizioni di vita medievali, fatto di rapimenti, stupri, violenze e torture.
I leader talebani hanno dichiarato in questi giorni che le donne continueranno ad avere pari diritti secondo la sharia, compresa la capacità di lavorare e di essere istruite e partecipare al governo del Paese. Tuttavia, le testimonianze che ci arrivano dimostrano in modo feroce il contrario, dalla stampa, infatti, giungono le notizie di copertura di manifesti che ritraggono le donne, della creazione da parte dei talebani di "liste" di donne single per forzarle a sposare i loro combattenti».
«Risorse Donna - concludono - sostiene la lotta delle donne afghane e la comunità afghana libera da ogni violenza. Auspichiamo da parte della comunità internazionale e delle organizzazioni umanitarie un' importante azione di controllo sul rispetto dei diritti umani e in maniera celere l'adozione di azioni pronte a garantire la protezione e sicurezza per le donne e le bambine. Il rischio che si compiano gravi crimini è reale e ogni ora che passa ha il suo peso, il peso della violenza di fronte al quale il centro antiviolenza e la casa rifugio di Cassino e Sora sono pronte ad offrire accoglienza a donne e alle loro bambine/i, tutte le nostre risorse, per esserci sempre… per essere libere sempre».