Indagine lampo, barista denunciata per aver venduto alcolici ai minori. Dopo l'episodio registrato nel weekend tra il 7 e l'8 agosto, quello che ha portato una ragazzina in ospedale a rischio coma etilico, i militari della Compagnia di Cassino hanno alzato l'asticella. E hanno messo le mani su un'attività che a meno di una settimana dal grave episodio avrebbe venduto secondo i riscontri ancora alcolici a minorenni. La barista di 53 anni, titolare del locale del centro, è stata denunciata. Avanzata la proposta per la chiusura per tre mesi.

L'episodio e le indagini
A sfiorare il coma etilico dopo una serata tra amici era stata lo scorso 7 agosto una tredicenne di Cassino, finita in ospedale. Un episodio gravissimo registrato in piazza Labriola, in un sabato estivo qualunque. Ma non l'unico caso, visto le richieste crescenti di interventi in ospedale per minori in stato di alterazione anche grave dopo l'assunzione di alcol. Sull'allarmante episodio si sono messi subito al lavoro i militari dell'Arma del capitano Giuseppe Scolaro e del tenente Giovanni Giorgione: riscontri volti a capire cosa la minore abbia assunto e soprattutto come abbia fatto a procurarsi le unità alcoliche che hanno fatto salire il tasso nel sangue a 1.5, ovvero tre volte al di sopra del limite che la legge fissa per la guida in stato di ebbrezza. Gli accertamenti, affatto semplici, hanno messo insieme i preziosi i dettagli forniti dagli amici della minore che i militari hanno ascoltato nell'immediatezza. Importante, poi, anche quanto emerso dalle immagini di videosorveglianza delle telecamere di sicurezza di piazza Labriola e da quelle delle attività del centro.
In un primo momento non stato è possibile neppure escludere che i maggiorenni del avessero procurato alcol ai più piccoli. Le verifiche sono state serrate: in base ai riscontri, l'alcol sarebbe stato venduto alla tredicenne finita con una grave intossicazione da alcol in ospedale in un bar di Cassino. La ragazzina avrebbe ingurgitato più di uno shot di vodka: una situazione davvero pericolosa. Secondo le verifiche, non sarebbe neppure la prima volta: in quell'esercizio i controlli sull'età degli avventori sarebbero stati più volte bypassati.

La polemica
Mentre i controlli rapidissimi andavano avanti, l'intera comunità e il mondo dell'associazionismo sono intervenuti. Ma al di là del grave episodio di sabato 7 agosto, riannodare i fili i un discorso già affrontato nello scorso mese di settembre con "l'esercito giallo" sceso in campo (tra Asl ed Exodus) con etilometri e mascherine è apparso una priorità. «L'unica arma per salvare i nostri ragazzi è la cultura» ha tuonato Bellaria dell'associazione "La Notte degli Angeli". Coinvolgendo famiglie e istituzioni. «Un piano integrato» perché la responsabilità «deve essere di ognuno di noi», aveva sottolineato Bellaria.

La denuncia
La barista finita al centro dei riscontri non avrebbe solo venduto alcol alla tredicenne, ma lo avrebbe fatto ancora. Il venerdì successivo. I carabinieri sono intervenuti, impegnati in una serie di riscontri mirati a garantire una "movida sicura", e hanno approfondito le prime informazioni raccolte. Non solo controlli amministrativi. Sono entrati in azione a gamba tesa per prevenire il terribile fenomeno del "binge drinking", le abbuffate alcoliche tanto in voga tra giovanissimi di tutte le città. Una pratica pericolosissima: l'assunzione di alcol in grosse quantità e in pochissimo tempo. Per assicurarsi uno sballo immediato e totale. In questo contesto hanno beccato (lo scorso venerdì) la cinquantatreenne mentre somministrava bevande alcoliche a minori di 16 anni. Per questo è stata sanzionata e proposta per la sospensione dell'attività per tre mesi. Per l'episodio del 7 agosto è stata denunciata per somministrazione di bevande alcoliche a minori di 16 anni e per omissione di soccorso.