Saldi al capolinea nel Lazio, domani ci sarà lo stop, in anticipo rispetto ad altre regioni che hanno prolungato le svendite anche a settembre. Tempo di consuntivi, quindi, per verificare se per il commercio, abbigliamento e calzature su tutto, le cose sono andate più o meno bene. Fabio Loreto, vice presidente delegato alla provincia di Frosinone di Confcommercio Lazio Sud, è molto chiaro e in parte ottimista: «I dati nazionali ci parlano di un certo miglioramento del volume di affari registrato quest'anno rispetto al 2020, anno dal canto suo fortemente penalizzato dalla pandemia rispetto al 2019.

Stesso scenario a livello locale, dove, sempre in riferimento allo scorso anno, abbiamo registrato una crescita delle vendite pari a circa il 15%. Tuttavia – ha proseguito Loreto – il dato, comunque positivo, va analizzato tenendo presenti due fattori: il periodo più lungo dei saldi e il sensibile abbassamento dei prezzi operato dai commercianti al fine di incentivare gli acquisti. Tutto ciò si è tradotto sì in quel più 15% ma anche in una più bassa redditività degli affari fatti. Insomma, si è venduto di più ma si è guadagnato di meno. Scenario molto più grigio, invece, se il confronto avviene con i dati del 2019: allora si può parlare di un meno 40%, ma tutti sappiamo bene che il settore ha scontato pesantemente il Covid».

«Il mercato – ha aggiunto Fabio Loreto – è in grossa sofferenza. Tuttavia, i nostri studi ci fanno vedere anche dei segnali positivi per il futuro. A partire da quel 15% di incremento delle vendite. Da parte nostra, passata la pausa estiva, tra settembre e ottobre scenderemo in campo con alcune iniziative mirate per cercare di favorire la ripresa. Il Governo? Vorremmo incentivi solidi e importanti, magari sfruttando in maniera intelligente i soldi che arriveranno dall'Europa, ma soprattutto il nostro auspicio è che arrivino i fondi vecchi, promessi, annunciati ma ancora non pervenuti. Poi c'è il "green pass", alla cui applicazione come associazione siamo nettamente favorevoli essendo tale strumento l'unica possibilità seria e concreta per tornare alla normalità. E superati i primi giorni di incertezza e un pizzico di confusione, subito dopo è emersa la positività di tale certificato».

Sulla stessa lunghezza d'onda Salvatore Di Cecca, direttore di Confcommercio Lazio Sud: «L'analisi fatta è questa: circa il 70% delle attività ha registrato un incremento medio delle vendite. Su Frosinone c'è stato circa il più 15% medio rispetto al 2020 ma con una redditività più bassa. Siamo lontani, comunque, rispetto al 2019, anno pre Covid, dal quale registriamo ancora un meno 40% nelle vendite, anche in considerazione del venir meno dello "shopping tourism", che da solo vale circa 800 milioni di euro per uno scontrino medio nella moda di 861 euro, e che fa prevedere una perdita del 40% rispetto ai livelli pre-Covid».
«Alla luce di tutto ciò non possiamo certo essere soddisfatti: il mercato è in affanno, ma cerchiamo di guardare al futuro con ottimismo sperando che al più presto parta questa benedetta ripresa e auspicando anche che con la bella stagione si torni a spendere pure nell'abbigliamento e nelle calzature, oltre che nella ristorazione, nel balneare, nell'industria del divertimento e in altri comparti affini».

Ed eccoci alla Confesercenti. Il presidente provinciale Antonio Bottini parla di una «normale flessione già programmata e quindi attesa: dopo due anni di problematiche varie legate alla pandemia le attività commerciali, su tutte abbigliamento e calzature, sono state costrette a rimodulare le proprie strategie. Il calo, come detto, era preventivato vista la situazione e secondo i nostri dati supera di poco il 20% rispetto ai saldi 2020, già penalizzati dalla pandemia. Purtroppo, le vendite non riescono a riprendere il verso giusto, le aziende sono in sofferenza, molte, almeno il 70%, nel tentativo di effettuare qualche affare in più, ridurranno le ferie ad una sola settimana, quella dopo Ferragosto. Sperando che l'iniziativa porti a qualcosa di concreto. I settori più colpiti? Ovviamente abbigliamento e calzature in primis. Meno l'elettronica e pochissimo la ristorazione grazie alla grande voglia di uscire della gente».

Aziende in difficoltà, si diceva. «Sì, verissimo – conferma Bottini – e tante rischiano proprio la chiusura già a fine anno. Del resto, gli aiuti annunciati dal Governo non si sono rivelati in linea con quanto promesso, poca roba quando pure sono arrivati o non ci sono proprio stati, e molti colleghi sono in serie difficoltà: l'80% non ha preso nulla e il 20% pochissimo. Il futuro? Abbastanza nero, sicuramente ci sarà un notevole ridimensionamento delle attività colpite. Anche per il "fenomeno Amazon" che, pagando tasse irrisorie in Lussemburgo anziché in Italia, sta uccidendo moltissime aziende. Basta pensare che in Lussemburgo pagano il 7% mentre in Italia noi versiamo il 50%. Impensabile poter reggere una concorrenza simile. Troppa disuguaglianza.

L'e-commerce anche ha assestato al settore un bel colpo, così è stato finora e così ancora di più sarà in futuro. Il problema è grande e nel giro di pochi anni ne risentiranno perfino i grandi centri commerciali. Insomma – ha concluso Bottini – abbiamo davanti un futuro incontrollato, frutto della miopia della politica: in fondo, ad Amazon bastava far pagare le stesse tasse degli italiani. Noi non siamo contro i cambiamenti ma vorremmo che fossero governati con intelligenza».