«Nell'area interdetta alla coltivazione nel Comune di Cassino, a 700 metri circa dai cumuli di rifiuti e a 30 dall'altro terreno segnalato come probabile interramenti di rifiuti sanitari, è visibile un cumulo di rifiuti con sterpaglie secche, che può diventare un rogo.
Una situazione pericolosissima».

A parlare è Edoardo Grossi dell'Ansmi, uno degli ambientalisti che negli ultimi vent'anni ha contribuito corpo e anima a non far archiviare il "caso Nocione".
Una presenza costante, che non ha mai gettato la spugna neppure quando ormai tutto sembrava destinato a essere dimenticato. Proprio ora che si sta accelerando, percorrendo a grandi falcate la strada verso la bonifica, i riflettori restano ancora puntati su Nocione pure a causa dei roghi che lambiscono l'area.

Alcuni giorni fa uno degli incendi ha raggiunto uno dei quattro cumuli di rifiuti disseppelliti (e sempre in attesa di smaltimento). E ieri la presenza di materiale incendiabile a pochi metri dalla stessa zona ha fatto salire l'allerta, con volontari Ansmi e Protezione civile sul posto, allertati anche per altri focolai segnalati in zona.

«Il problema maggiore è legato proprio alla modalità con cui poter fare prevenzione: se non c'è il fuoco, l'intervento risulta complesso. Andrebbero snellite le procedure» affermano gli ambientalisti. Il rischio potenziale, però, è evidente. Si spera di poter preservare l'area da piccoli o grossi incendi, proprio ora che la sinergia con la Regione sta portando a importanti risultati.