Fanghi e acque rosse notati dopo la pulizia di un canale di scolo in un fosso di via Capo d'Acqua, a Sant'Elia: torna l'incubo. La scoperta di quello che potrebbe essere un nuovo fronte su cui intervenire è stata fatta dopo la segnalazione all'Ansmi (Associazione nazionale della Sanità militare italiana) da parte di giovani attivisti di Sant'Elia, membri dell'associazione e dei Gre (Gruppi di ricerca ecologica). Un condizionale d'obbligo, visto che ancora non sono stati eseguiti accertamenti. Ma in grado di far nuovamente alzare il livello d'allerta.
I volontari hanno notato la sostanza sconosciuta di color ruggine fuoriuscire «dal terreno adiacente a quello dove è in corso una raccolta di fieno. Sostanza che s'immetteva nel fosso di scolo» hanno spiegato gli attivisti.

«La sostanza è molto simile, a prima vista, ad altri ritrovamenti già fatti sia a Sant'Elia che a Cassino. In alcuni punti l'Arpa Lazio ha certificato la presenza di metalli pesanti riconducibili a rifiuti di origine industriale. Per questo - hanno proseguito - si è ritenuto opportuno segnalare la novità alle autorità competenti, auspicando che possano avviare gli opportuni accertamenti, a tutela della salute pubblica, tesi a verificare se si tratti o meno di inquinamento ambientale». I timori nascono proprio dai "precedenti", quelli che nel 2016 hanno portato le verifiche a certificare - in altri punti - la presenza di metalli pesanti.

«Allora, era il 25 aprile 2016, tutto ebbe inizio per caso, quando un cacciatore sprofondò con gli stivali in un fango rossastro, scoperchiando il vaso di Pandora» continuano gli ambientalisti che poi ricordano le analisi, le ordinanze di interdizione al pascolo e alla coltivazione e pure i provvedimenti disattesi. «Ora quest'altro fronte ci inquieta, speriamo che dalle analisi ufficiali possa trattarsi di sostanza naturale. Procederemo anche noi, nei prossimi giorni a campionare e analizzare la sostanza» aggiungono.
Non solo. Come atto dimostrativo e al tempo stesso educativo l'Ansmi ha pensato a una iniziativa con le scuole.

«Proprio per riaccendere i riflettori sul disastro ambientale che si sta consumando nelle zone tra Nocione (Cassino) e Sant'Elia vorremmo mettere in campo nei prossimi mesi una iniziativa dall'alto valore simbolico: in prossimità dei siti ancora in attesa di bonifica installare degli spaventapasseri fatti realizzare dai bambini delle scuole vestendoli con i loro indumenti, che sia di monito per i criminali che hanno ridotto la nostra zona in questo stato. Al tempo stesso come azione educativa per i bambini e come sollecito alle amministrazioni comunali, affinché prendano quanto prima provvedimenti».