Anche alle terme i romani giocavano a dadi. Una conferma che arriva dall'ultimo "piccolo" ritrovamento fatto nella colonia di Aquinum. Il reperto a sei facce è integro, nonostante sembri frammentario e le dimensioni sono leggermente inferiori rispetto ai nostri dadi moderni. È in osso e il suo colore scuro è dato dal contesto nel quale è stato rinvenuto, ovvero un praefurnium (un grande forno). È partita ufficialmente la XIII campagna di scavi nell'a ntica colonia romana. Riprendono così le indagini archeologiche nel sito in località San Pietro Vetere a Castrocielo, dove il Comune da anni sta portando alla luce la storia passata del territorio, sotto la direzione del gruppo di lavoro l'Università del Salento e in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio Frosinone Latina Rieti.

Una scoperta che dà la possibilità agli archeologi di Aquinum di far conoscere le usanze degli antichi romani e dare informazioni sull'origine dei dadi e del gioco dei dadi. «I dadi a sei facce, uguali ai moderni, sono stati trovati in Egitto (risalgono al 600 a.C.) e Cina (2000 a.C.) spiegano In realtà numerosi reperti archeologici hanno dimostrato che erano già utilizzati molti secoli prima da numerose popolazioni, tra cui proprio quelle asiatiche». Gli esemplari più antichi, più che veri dadi, erano astragali, ossi del tarso che negli animali provvisti di zoccoli come il cavallo, sono di forma approssimativamente tetraedica. «Per quanto concerne invece il gioco dei dadi, inteso come gioco d'azzardo con tre o qualche volta due dadi aggiungono era una forma di divertimento attestato nella Grecia antica».