Tristezza e dolore ieri tra i numerosi intervenuti al funerale di Alberto Fontana, il cinquantaduenne morto domenica mattina dopo essere stato punto da una o più vespe. La cerimonia per l'addio alle spoglie del povero Alberto è stata celebrata nella chiesa di San Giuseppe, a poche centinaia di metri da casa sua. Amato e benvoluto da tutti, di carattere socievole e generoso, il marito di Monica e papà di due figli, un maschio ed una femmina, lascia in eredità un patrimonio di serietà e di stima.

Quanto accaduto domenica mattina, con gli amici che riferendosi al temporale del pomeriggio si domandavano con amarezza «non poteva piovere al mattino, così Alberto restava a guardare la tv ed oggi sarebbe ancora con noi?», non può essere accettato.
Non si può morire a cinquantadue anni per una puntura di vespa. Alberto aveva già subito in passato punture d'insetto e aveva neutralizzato il pericolo prendendo il Bentelan e recandosi in ospedale.

Anche domenica, mentre sua moglie Monica era al lavoro nel supermercato col quale collabora da anni, Alberto aveva fatto ricorso al Bentelan, ma non era stato sufficiente. I sanitari del 118 erano intervenuti prontamente, prendendosi cura di lui ancora disteso sul terrazzo di casa, e prestandogli ogni cura possibile in quella situazione. Sembrava tutto risolto, Alberto pareva essersi ripreso ma, appena caricato con la barella sull'ambulanza, le cose sono improvvisamente precipitate e lo sconforto dei soccorritori ha anticipato la disperazione dei familiari.

Inevitabili le polemiche sulla mancanza di un pronto soccorso in città, forse inopportune nei tempi ma giustificate dalla richiesta corale della popolazione.
In molti non hanno dubbi: se Anagni avesse avuto ancora il pronto soccorso, sarebbe stato effettuato con immediatezza il ricovero propedeutico alle necessarie cure. Così non è stato, e l'ennesima pagina buia si aggiunge al libro delle tragedie causate dal fato, ma anche da un'organizzazione dei servizi sanitari che andrebbe forse ripensata. Giustificazioni che non servono a una giovane donna rimasta sola, a due figli che non avranno più la guida paterna.