Sconcerto, incredulità, ma anche vicinanza e solidarietà umana. La traduzione in cella, a Rebibbia, di Maria Teresa Graziani, nota imprenditrice e consigliere comunale d'opposizione, ha destato scalpore in una realtà, quella alatrense, poco avvezza a situazioni del genere.

Tanti i messaggi sui canali social con cui molte persone hanno commentato l'accaduto. Parecchi non erano a conoscenza delle traversie giudiziarie che hanno portato in carcere la Graziani per un cumulo di pena, altri hanno invitato a non giudicare troppo frettolosamente le vicende e la persona, alcuni hanno sottolineato che le sentenze, anche se dolorose, vanno rispettate, moltissimi (la maggior parte) hanno lanciato un pensiero d'affetto a Maria Teresa Graziani, incoraggiandola a non cedere in questo momento difficile e a farsi forza.

Anche il mondo della politica ha fatto sentire la sua voce. Samuel Battaglini, che milita nel suo stesso partito, ha detto: «Conoscendo Maria Teresa Graziani, la sua colpa principale è stata sempre quella di essere troppo buona e disponibile con tutti, sacrificando se stessa e la sua famiglia». Parole di vicinanza sono giunte anche dal sindaco di Anagni, Daniele Natalia: «La generosità di Maria Teresa è nota a tutti».

Più cauto il mondo amministrativo alatrense, rimasto in tutta evidenza turbato da quanto successo: reazioni misurate e non ufficiali, per ora, tese ad evitare commenti e aprire dibattiti. Il solo consigliere comunale Roberto Addesse è più diretto con un «Forza Maria Teresa!» di chiaro incoraggiamento. L'aspetto istituzionale Altro aspetto della vicenda è il ruolo istituzionale ricoperto dalla Graziani: quello di consigliere comunale. In base alla "legge Severino", il procedimento eseguito a suo carico porta alla decadenza dalla carica ricoperta nell'assise cittadina in presenza di una sentenza di condanna definitiva e passata in giudicato. Come nel suo caso, appunto.
Al suo posto entrerà in consiglio comunale il primo dei non eletti della lista di Forza Italia (partito in cui la Graziani militava durante le elezioni del 2016 prima di passare a Fratelli d'Italia), ovvero Giovanni Melone.