Non appena ieri mattina gli operai dello stabilimento Fca Cassino Plant hanno rimesso piede in fabbrica, è giunta la notizia di un nuovo stop. I cancelli resteranno chiusi nei giorni 12-16-19 e 30 luglio.

Essendo terminata la "cassa Covid", in queste giornate Stellantis Cassino ricorrerà ai contratti di solidarietà.
La giornata di ieri, però, è stata importante non solo per il rientro in fabbrica degli operai, ma anche per l'annuncio fatto da Carlos Tavares. Quale annuncio? «Dopo Francia e Germania abbiamo trovato un accordo con il governo italiano per realizzare a Termoli la nostra terza gigafactory per la produzione di batterie per veicoli elettrici in Europa», ha detto Tavares. Si tratta dello stabilimento delle Meccaniche di Termoli, in Molise, dove lavorano oltre 2.000 addetti.

«La bella e attesa notizia è la gigafactory in Italia.
Come Mise abbiamo lavorato affinché questo accadesse. Ora deve proseguire il confronto sul piano industriale con le parti interessate», dice il ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti. Immediate le reazioni dei sindacati.

Fernando Uliano della Fim-Cisl spiega: «L'abbiamo ribadito e richiesto in tutti i tavoli negoziali e di confronto che abbiamo avuto nelle ultime settimane con Stellantis e con il Governo Italiano. L'obiettivo principale era fare in modo che la Gigafactory di Stellantis fosse localizzata nel nostro Paese. Per la Fim-Cisl è fondamentale, in questa fase delicata e di cambiamento per il settore dell'automotive e per Stellantis, mettere in atto tutti gli interventi necessari ad accompagnare la transizione: dall'incentivazione per la riconversione industriale, a partire dalla filiera della componentistica, passando per le batterie, cuore della nuova mobilità, insieme alla riorganizzazione dell'eco sistema di ricarica elettrica. La Gigafactory in Italia è un passo importante nella direzione giusta. È un atto di responsabilità e di fiducia verso i lavoratori italiani di Stellantis che in tutti questi anni hanno contribuito, insieme al sindacato e in primis alla Fim-Cisl, per risanare e rilanciare, Fiat Chrysler e collocarla nella fusione con Psa, nel quarto grande gruppo automobilistico mondiale.

È un importante segnale di investimento e di attenzione del Gruppo Stellantis nel nostro paese. Con la Gigafactory si evita la dipendenze dall'estero e soprattutto ora sarà fondamentale investire per rafforzare le competenze professionali necessarie a gestire la transizione. Abbiamo di fronte una situazione non semplice nel settore, molti grossi produttori del settore della componentistica dei motori endotermici fanno già prefigurare nel breve periodo esuberi occupazionali.

Anche Stellantis dovrà occuparsi della riconversione in Italia degli stabilimenti che producono motori endotermici, la decisione della Gigafactory di posizionarla nella fabbrica di motori di Termoli consente di gestire la transizione con quella compatibilità sociale che come Fim-Cisl ribadiamo da tempo. Il processo di cambiamento in atto del settore, a partire del cambio delle motorizzazioni, non può determinare costi sociali».

Gli fa eco Michele De Palma, della Fiom-Cgil, che però spiega come sia necessario individuare le missioni produttive per tutti gli stabilimenti di assemblaggio: polo Torinese, Cassino e Pomigliano. Tuttavia De Palma evidenzia: «L'annuncio da parte del ceo di Stellantis Carlo Tavares, nell'ambito della Electrification Day, della realizzazione della terza gigafactory del gruppo automobilistico in Italia è una scelta importante che va nella direzione delle richieste sostenute dalle mobilitazioni che da tempo la Fiom con i lavoratori a partire da Torino e in tutta Italia avanzano da anni all'azienda e al Governo.

A questo primo passo fondamentale dovranno seguire rapidamente altri per rilanciare la produzione di auto in Italia per affrontare la fase di transizione industriale ed energetica salvaguardando l'occupazione a partire dagli stabilimenti di Cento e Pratola Serra dove la produzione è esclusivamente incentrata sul diesel. Il Governo riapra il confronto con l'azienda per realizzare un accordo pluriennale di transizione che investa sui lavoratori dagli enti centrali alle meccaniche e propulsioni endotermiche, fino all'assemblaggio».