Il 22 giugno del 1996 don Antonio Guglietta decise di cambiare completamente vita e disse il suo sì alla Chiesa. Ieri nella sua parrocchia di origine, Sperlonga, e oggi alle 19 al Santuario della Madonna del Piano ad Ausonia, dove è titolare attualmente, ha festeggiato il venticinquesimo anniversario di sacerdozio del prete che di recente ha anche sconfitto il Covid. La festa si è trasformata in solidarietà nei confronti dei poveri del villaggio Bardhaj in Albania e per i progetti dell'associazione Mapendo Uvira Onlus in Congo.

«Al ritiro dei presbiteri al Santuario della Civita in occasione della Giornata della Santificazione Sacerdotale, che la chiesa celebra nella Solennità del Sacro Cuore, dopo l'esperienza del Covid - ha detto don Antonio - ho potuto riabbracciare il Vescovo di Gaeta, che mi è stato vicino come un vero papà, e tanti confratelli nel sacerdozio, che ho sentito vicini come fratelli, e non solo come confratelli nel sacerdozio. Il tutto sotto lo sguardo della Madonna della Civita, che ci ha aiutati a crescere nei primi passi della vocazione, come ci ha aiutato a ricordare don Adriano Di Gesù, che ci ha guidati nella riflessione sul brano del Magnificat».

Sta meglio, dunque, don Antonio, dopo un lungo ricovero a Roma, e qualche giorno fa è rientrato ad Ausonia, e con l'aiuto di don Godswill, che è con lui in canonica, e che il Vescovo ha voluto donargli come aiuto in questo tempo di ripresa dalle conseguenze del virus, riprenderà il suo servizio pastorale che non ha mai interrotto nella preghiera».

È tempo dunque di ringraziamenti per il parroco, che fino a una decina di anni fa è stato il prete della vicina Coreno. «Ringrazio Dio e la Mamma tenerissima che mi ha continuamente accarezzato, San Giuseppe uomo silenzioso, ma mai assente, e tutti i Santi che sostengono il nostro, il Vescovo e i miei confratelli nel sacerdozio della diocesi, i religiosi e le religiose, tutti gli amici, e tra questi tanti ammalati. E i medici e gli infermieri che con tanta umanità, professionalità e simpatia e allegria si sono presi cura di me e si prendono cura di ogni ammalato: veramente ciò che aiuta a guarire è innanzitutto sentirsi trattati da uomini e non da numeri.

A loro, di cui non ho potuto vedere se non gli occhi, perché protetti giustamente nelle vostre tute, Dio doni serenità, salute, forza, luce, riposo, gioia». E infine don Antonio dedica l'anniversario alla sua mamma e alla sua numerosa famiglia».