Per tre dei coinvolti l'accusa è quella di associazione a delinquere finalizzata alla truffa. Per gli altri di truffa in concorso ai danni della Banca Popolare del Cassinate che non si è costituita parte civile. Il processo si è aperto per tutti i coinvolti: 15 inizialmente, poi uno è venuto a mancare. A finire nelle maglie dell'indagine condotta dalla procura di Cassino sono stati davvero in tanti: sotto la lente - per un'ipotesi di associazione a delinquere - un funzionario ritenuto "infedele" e altri tre soggetti (esterni all'istituto) che avrebbero gestito un ampio "portafoglio-clienti" per emettere finte buste paga in grado di consentire l'apertura di finanziamenti.

I primi ad avere qualche dubbio, proprio i dipendenti dell'ufficio ispettivo interno alla Banca che avevano notato alcune stranezze in determinati atti. L'istituto stesso aveva quindi segnalato tutto alla procura della Repubblica facendo scattare le indagini. In base agli elementi raccolti, il sistema escogitato era molto semplice: "le teste di legno" avrebbero finto di avere un lavoro e di accreditare lo stipendio su un conto aperto presso l'istituto di credito, poi chiedevano un prestito usando come garanzia gli stessi stipendi inesistenti. Fornivano contratti e buste paga ma la documentazione sarebbe stata realizzata con l'obiettivo della truffa.

Almeno secondo il quadro accusatorio. Ieri mattina è stato ascoltato uno degli operanti dell'Arma che ha eseguito gli accertamenti su delega della procura, che ha riferito della genesi dell'indagine partita sembrerebbe da "semplici" finanziamenti (anche modesti) per una società di informatica e poi divenuti via via sempre più importanti. Non sono mancate eccezioni. Si torna in aula il prossimo mese di novembre. Nutrito il pool dei difensori tra i quali gli avvocati Antonio Fraioli, Angelo Natale, Angela Di Passio, Ernesto Cassone, Francesco Malafronte e Diego Troiano.