Un gruppo stabilmente dedito alla pubblicazione sui social network di scritti, video e immagini dal contenuto razzista e discriminatorio, di ispirazione nazionalsocialista, antisemita e negazionista, vicino a tesi complottiste nei confronti del popolo ebraico. Così il giudice, definisce nell'ordinanza, le dodici persone finite nell'indagine del Ros e della procura di Roma, coordinata dal procuratore Michele Prestipino, che ha portato all'emissione di altrettante misure cautelari dell'obbligo di presentazione all'autorità giudiziaria.

Inchiesta avviata nel novembre di due anni fa e che si colloca in una più ampia strategia di contrasto ai fenomeni estremistici a vocazione suprematista che la procura di Roma sta svolgendo nel distretto giudiziario avvalendosi del reparto anticrimine della Capitale.

Tra gli indagati anche un frusinate, Piersimone Volpe, 52 anni, domiciliato a Fondi. Insieme ad altre undici persone, trai 26 ei 62 anni, è accusato di associazione finalizzata alla propaganda e all'istigazione per motivi di discriminazione etnica e religiosa.

Volpe era già finito nei guai, tempo fa, per la stessa accusa, e condannato in primo grado a sei mesi dal tribunale di Frosinone, per aver offeso, con epiteti a sfondo razzista, l'ex ministro dell'Integrazione Cècil Kyenge. Il ciociaro è difeso dall'avvocato Andrea Dini.

I fatti
Dodici gli indagati, sei vivono nel Lazio, tra cui Piersimone Volpe, oltre a quattro persone di Roma e a un sessantenne di Terracina, tre in Sardegna, uno in Calabria, uno in Abruzzo e uno in Lombardia.
Sono ritenuti appartenenti a "Ordine ario romano", un gruppo, presente anche su Facebook prima che la pagina fosse chiusa, che secondo l'inchiesta della procura di Roma, attraverso vari canali, tentava anche di pianificare azioni contro una struttura della Nato in Italia.

Collegato a "Ordine ario romano" c'era poi il gruppo whatsapp chiamato "Judenfreie Liga (Oar)" dal quale gli indagati istigavano a compiere azioni violente contro ebrei ed extracomunitari. "Già abbiamo fatto i sopralluoghi e sappiamo quando è il cambio turno delle guardie", è quanto scritto da uno dei militanti. E un altro: "Prendiamo le istruzioni su internet per la bomba ma abbiamo bisogno di più uomini". Questa la conversazione, che era il preludio all'attacco a una struttura Nato, e che ha fatto scattare ieri mattina il blitz dei carabinieri del Ros, in collaborazione con i militari dell'Arma dei Comandi provinciali di Cagliari, Cosenza, Frosinone, Latina, L'Aquila, Milano, Roma e Sassari.

L'attività di propaganda sui social network e lo scambio di informazioni e messaggi è stato intercettato grazie al lavoro del Reparto indagini telematiche, che ha studiato comportamenti, contenuti e abitudini del gruppo.
Oltre a Facebook, stando alle accuse, gli appartenenti si contattavano anche attraverso una community molto usata in Russia e su dei gruppi di messaggistica istantanea.

L'attacco alla Nato
Anche alcuni militanti appartenenti a omologhi sodalizi stranieri, attivi in Portogallo, avrebbero dovuto partecipare all'attacco alla Nato. È quanto ricostruito dalle indagini del Ros. Nelle perquisizioni gli investigatori hanno trovato libri su Hitler o "l'Opera Omnia su Benito Mussolini" o il testo sulle leggi razziali.
Un odio espresso soprattutto sui social quello contro gli ebrei e gli uomini di colore anche "colpe voli di relazioni omosessuali".

E, poi, la negazione dell'Olocausto definito "Sei milioni di cazzate" e "la più grande menzogna di sempre". Il capo del gruppo, stando alle accuse, un quarantenne di Cagliari. Tra gli indagati anche una donna di 38 anni, che nel 2019 partecipò e vinse il concorso "Miss Hitler" svolto sul social network Vk.

Ieri mattina, dunque, le misure cautelari dell'obbligo di presentazione all'autorità giudiziaria per il ciociaro Volpe e altre undici persone per associazione con finalità di propaganda e istigazione alla discriminazione e all'odio razziale.