Spari alla vetrina del Punto Verde, sconcerto dei proprietari e bufera sul servizio di videosorveglianza. Ieri mattina il Bar Punto Verde, ripulito dai frammenti di cristallo sparsi dappertutto, ha riaperto al pubblico, con giovani mamme accorse a confermare, con la loro presenza, piena fiducia nei gestori dell'esercizio.
Al bancone Mauro Meloni, che assieme ai fratelli Luca e Domenico gestisce il bar avviato nel lontano 2.000. Il racconto di Mauro: «Lunedì scorso, dopo venti giorni di apertura continuativa con il carico di lavoro aggiuntivo per le norme antiCovid, avevamo deciso di chiudere per prenderci una giornata di riposo».

«Ero intenzionato a recarmi sulla costa amalfitana dove ho degli amici - prosegue - invece diretto al bar per prendere un pacco di mascherine da portarmi, vedevo delle persone sull'ingresso che, al mio arrivo, mi chiedevano se avessimo subito un furto». Dopo un attimo di smarrimento «sollevata la serranda, lo spettacolo m'ha afferrava lo stomaco, mi veniva da piangere».

Dopo l'intervento dei carabinieri, che naturalmente insistevano per cercare di ottenere un'indicazione a sostegno delle indagini, Mauro confida «ho ripercorso ogni momento della mia attività, anche del passato, senza riuscire a ricordare o immaginare un qualsiasi episodio riferibile a una vendetta, o solamente ad un dispetto; sono allibito e sconcertato».
Intanto non si placa la bufera scoppiata sulla inefficienza dell'impianto comunale di videosorveglianza.

All'incrocio poco distante, in corrispondenza della piccola aiuola/rotatoria, spiccano sullo stesso palo ben tre telecamere, criticate perché eccessive così concentrate fin dalla loro installazione. L'episodio dello sparo è avvenuto dalle due alle tre, secondo il proprietario del locale che abita ai piani superiori della palazzina, ed è lecito aspettarsi un filmato almeno dell'automezzo utilizzato dallo sniper. Ormai è una litania: Anagni è dotata di un numero di telecamere superiore a qualsiasi altra città, ma il servizio è scarso, se non inesistente.