Cinque fucili da caccia sequestrati a un cinquantasettenne di Roccasecca dopo una lite con i vicini da parte del figlio, poco più che ventenne. Le armi, custodite nell'abitazione del ragazzo, erano però tutte del padre. Che nulla aveva fatto se non avere un regolare porto d'armi e aver custodito i fucili da caccia secondo quanto disposto dalla legge.

Ma quella decisione presa per tutelare i vicini, dopo l'accesa discussione, non è stata ritenuta affatto legittima. Così il cinquantasettenne, operaio con la passione per la caccia, ha proposto ricorso affidandosi allo studio di Angela Caprio. E il Tar gli ha dato ragione condannando il ministero dell'Interno al pagamento di 1.500 euro.

Il Tar ha infatti accolto il ricorso con il quale l'operaio ha contestato la decisione della Questura di disporre la revoca delle licenze di porto d'armi per i fucili detenuti per la caccia e per uso sportivo. A determinare la situazione, la contestata «forte conflittualità tra famiglie confinanti sfociata nella lite del figlio con i coniugi confinanti e aggravata dalle minacce».

«Non è spiegato come da una querela a carico del figlio e della moglie si sia pervenuti a un giudizio di "cattiva condotta" nei confronti del ricorrente estraneo all'episodio» si legge nella sentenza del Tar. L'operaio, insomma, non risulta affatto coinvolto nella lite, tanto che non è stata presentata alcuna denuncia a suo carico.

«Nel caso di specie, è assente il giudizio prognostico in ordine all'affidamento di non abusare delle armi, posto che come detto la lite richiamata riguarda il figlio e nessuna contestazione è stata mossa al padre. Il giudizio prognostico in ordine all'affidamento delle armi deve essere effettuato sulla base del prudente apprezzamento di tutte le circostanze di fatto per verificare un potenziale pericolo si legge ancora Con una congrua motivazione che consenta di verificare la sussistenza di presupposti idonei e non valutazioni irrazionali o arbitrarie». Accolto il ricorso, il ministero dell'Interno dovrà corrispondere 1.500 euro di spese. Annullando il provvedimento.