L'attività specialista ambulatoriale in provincia di Frosinone è scesa del 35% nell'anno del Coronavirus.
Ma si tratta di una percentuale più bassa di quella nazionale, attestata al 50%. La sanità no Covid al tempo del Covid si studia sulle cifre. Ma non soltanto.

Oltre i numeri
Pierpaola D'Alessandro, direttore generale della Asl di Frosinone, rileva: «Analizzando i dati dell'attività sanitaria della Asl di Frosinone dall'inizio della pandemia, ci si sorprende di quanto lavoro sia stato portato avanti e di come la scelta fatta sulla rete ospedaliera della nostra provincia in area nord e area sud, con i due ospedali Covid a Frosinone e Cassino, sia stata vincente nei risultati».

Aggiunge: «In generale, infatti, la sanità no Covid è stata penalizzata, sia per le inevitabili riorganizzazioni ospedaliere che hanno costretto ad accentrare i posti letto su Covid-19, sia perché le persone erano riluttanti ad accedere ai servizi sanitari specie se ospedalieri. Studi specifici hanno dimostrato che più della metà (55%) degli italiani ha paura di recarsi in ospedale ed anche visite specialistiche in ospedale (51%), stessi risultati sono stati ottenuti anche in Francia, Germania, Spagna e Regno Unito. A fronte di questi dati invece nella Asl di Frosinone, analizzando l'attività specialistica ambulatoriale dell'anno 2019 al confronto con quella dell'anno 2020, si evidenzia un calo complessivo tutto sommato molto più contenuto».

Continua la manager: «Fatto il complessivo delle attività di specialistica ambulatoriale, risulta calata del 35% (788.873, a fronte delle 526.616 dell'anno prima) che rappresenta un valore incoraggiante rispetto ad altre realtà che hanno segnato riduzioni vicine al 50% quasi in tutta Italia».

Come si legge il dato
Argomenta Pierpaola D'Alessandro: «Il dato va peraltro correttamente interpretato tenendo conto che per alcuni mesi le autorità competenti hanno disposto la sospensione di alcune attività di specialistica ambulatoriale e alla ripresa con un notevole allungamento di tempi per ogni visita per garantire distanziamenti e sanificazioni. A fronte di ciò, le attività consentite dalle norme sono state regolarmente garantite agli utenti come dimostra l'aumento delle visite specialistiche di nefrologia (da 79.781 del 2019 a 81.548 del 2020) ed il calo estremamente contenuto delle prestazioni relative alla branca oncologica (da 26.104 del 2019 a 23.288 del 2020) e ostetricia e ginecologia (da 18.662 del 2019 a 13.082 del 2020) che registrano una diminuzione solo del 10%».

Ricoveri e attività chirurgica
La diminuzione dei ricoveri è stata del 22% e quello degli interventi chirurgici del 31%. Nota il direttore generale: «Ma va sottolineato come l'attività chirurgica di elezione sia stata la principale attività ospedaliera sospesa a livello nazionale per alcuni mesi con il mantenimento esclusivo degli interventi urgenti e quelli legati all'oncologia». E prosegue: «All'interno di questo scenario si è assistito all'aumento dell'attività chirurgica relativa alla neurochirurgia con un aumento da 242 interventi nel 2019 a 300 nel 2020 ed all'aumento di angioplastiche coronariche (480 nel 2019 a 486 nel 2020), anche gli interventi ortopedici legati alla chirurgia protesica (da 319 nel 2019 a 255 nel 2020) mostrano una diminuzione inferiore alla media aziendale».

Prevenzione oncologica
Afferma la D'Alessandro: «Nel campo della prevenzione oncologica, un importante aspetto è legato alla sospensione degli screening oncologici nella fase iniziale della pandemia e questo ha comportato a livello nazionale una riduzione generalizzata del 50% che, secondo l'Osservatorio nazionale di screening, è quantificabile nell'annullamento di 1.400.000 esami di screening che dovranno essere riprogrammati.
Anche la Asl Frosinone ha visto un calo delle attività di screening in linea con l'andamento nazionale, più marcato per lo screening mammografico ma che mostra una ripresa incoraggiante nei primi mesi del 2021, pur se gravata dalle norme previste per il distanziamento».

Da gennaio ad aprile 2021 lo screening mammografico è incrementato del 38%, quello della cervice uterina del 63% e quello del colon retto del 236%. Sottolinea Pierpaola D'Alessandro: «Grande è lo sforzo della direzione sanitaria, guidata da Simona Carli, per far sì che il 2021 sia un anno a fortissima ripresa ma soprattutto accompagnato da cambiamenti gestionali che riportino sul territorio una nuova organizzazione dei servizi a partire da percorsi diagnostici terapeutici che assistono il paziente totalmente nella patologia (diabete, ipertensione e cardiopatia soprattutto) offrendo un nuovo servizio anche dato dai consulti a distanza che abbiamo appena attivato con un grande professionista, il dottor Sergio Pillon che sta rivoluzionando il sistema nell'Azienda Sanitaria Locale di Frosinone per incrementare le televisite e i teleconsulti anche da territori remoti che possano ricevere tutta l'assistenza».

Numeri che confermano l'importanza dell'intuizione del manager Pierpaola D'Alessandro sul versante della riorganizzazione della rete ospedaliera. Una riorganizzazione messa in atto subito, a novembre, quando si è insediata. Con gli ospedali di Frosinone e Cassino scelti come principali hub per la cura del Covid.
E bisogna considerare che sia a novembre che a marzo ci sono stati "picchi" fino a 450 pazienti malati di Coronavirus ricoverati. Il sistema sanitario ha retto l'urto nella fase più complicata della pandemia. Mentre negli ospedali di Alatri e Sora è andata avanti l'altra sanità, quella delle cure a tutte le altre patologie. Che non sono scomparse nell'anno del Covid.