Riscoperta del patrimonio archeologico del capoluogo, le associazioni chiedono di essere coinvolte. Lo fanno con una lettera indirizzata alla sovrintendenza firmata da Francesco Notarcola, Cittadinanzattiva Tribunale per la difesa dei diritti del malato, Paolo Iafrate, Oltre l'Occidente, Riccardo Spaziani, Rigenesi, Luciano Granieri, Aut Frosinone, Osservatorio Peppino Impastato, Davide Toro, Frosinone Bella e Brutta, Silvestro Fiore, Società operaia mutuo soccorso, Luciano Bracaglia, Salviamo il paesaggio, Stefano Ceccarelli, circolo Il Cigno Legambiente Frosinone, Maria Lucia Giovannangelo, Comunità solidali Lab gruppo Rigenerare Frosinone, più alcuni privati cittadini.

«Il 9 aprile si è tenuta una conferenza stampa per presentare il ritrovamento archeologico delle terme romane nei pressi del fiume Cosa, località Ponte della Fontana - scrivono - Ciò alla presenza del sindaco e degli amministratori della città. Ci dispiace molto prendere atto che né l'amministrazione comunale, né la sovrintendenza si sono premurate di invitare l'associazionismo cittadino ad intervenire a tale conferenza».

Le scriventi ricordano che «dal 2011 ad oggi, l'associazionismo volontario della città di Frosinone, guidato dalla consulta delle associazioni, è stato fortemente impegnato con una serie di iniziative pubbliche e di confronti istituzionali per scongiurare la realizzazione in quel sito di un mostro di cemento denominato "Progetto Portici" e per salvaguardare e valorizzare tutto il sito archeologico, comprese le terme romane adiacenti alla villa comunale. Le associazioni hanno anche promosso una proposta di delibera popolare al consiglio comunale, a norma di statuto, votata all'unanimità il 14 settembre 2011, con una serie di impegni assunti e mai attivati».

E ancora: «il carattere pubblico del complesso termale, di cui il ritrovamento è parte, presuppone la presenza di un insediamento urbano esteso. Infatti tutti i reperti archeologici ritrovati dagli anni '60 fino ad oggi (teatro romano di viale Roma, tombe volsche, terme romane, basolato di via De Matthaeis, scavi effettuati nei pressi della villa comunale di cui non si trovano più le relazioni) confortano queste sue affermazioni. Le associazioni, perciò, sono fortemente interessate a conoscere il significato ed il valore storico e culturale di questi nuovi ritrovamenti e sono fortemente desiderose di sapere quali iniziative possano essere messe in atto, in modo condiviso e partecipato, per valorizzare il nuovo rinvenimento e per avviare un progetto di ricerca».

Le associazioni chiedono un incontro con la sovrintendenza e con gli archeologi che hanno operato sul sito, «alfine di avere una corretta informazione e uno scambio di idee teso alla costruzione di un percorso comune».