Si parla tanto del valore della storia, di quello che oltre settanta anni fa accadde in questi luoghi, e i sacrifici dei cassinati, dei monaci, dei soldati che restituirono la liberta alle comunità locali. Papaveri rossi che spiccano nei murales, nelle locandine, come spille sul petto dei polacchi che vengono a Cassino, emozionati e commossi, per salutare un nonno, un prozio, un concittadino che perì sui campi sterminati sotto la casa di San Benedetto. Tante parole, molti insegnamenti, il risultato però, troppo spesso, si riduce a una totale mancanza di rispetto.

I sacrari militari vengono utilizzati come discariche a cielo aperto, gesti indegni nei confronti di chi per la libertà di un popolo e di una nazione ha sacrificato la sua vita, il suo futuro, i suoi affetti. Vedere su una tomba una bottiglia di prosecco testimonianza di una notte di bagordi, o su un altare di marmo cartoni di pizza e scatole con avanzi di cibo è uno schiaffo, un gesto quasi violento nei confronti di una memoria che sembra fin troppo spesso essere invece lasciata in un angolo, dimenticata, sconosciuta se non in piccoli sporadici momenti nelle aule di scuola, sui post dei social. Tanti cittadini hanno segnalato la presenza di rifiuti, anche sul Lungofiume che sabato è stato ripulito dai volontari dei Quis Contra Nos e che già domenica pomeriggio era di nuovo pieno di immondizia.