«In una situazione complessa e inedita collegata alla pandemia in corso è importante realizzare la massima convergenza tra i protagonisti istituzionali, dell'impresa e del lavoro». È quanto si legge nel documento programmatico condiviso dai sindacati e dalle principali associazioni datoriali del Lazio (Agci Lazio, Cna Lazio, Confcooperative Lazio, Confesercenti Roma e Lazio, Federlazio, Legacoop Lazio, Unindustria).

La strategia
L'obiettivo è quello di definire «azioni concrete in risposta alla critica fase attuale e avviare un confronto istituzionale, in primo luogo con la Regione Lazio». Il documento è frutto del dialogo tra le forze sociali ed economiche «sviluppatosi - come si legge nella nota - nell'ambito del Laboratorio economico e sociale Ecoslab».
Enrico Coppotelli, segretario regionale della Cisl, dice: «Questo è il primo passo di un auspicabile percorso comune verso un nuovo patto per il lavoro, lo sviluppo, la sostenibilità, la resilienza del sistema regionale».

I macro obiettivi
Sono cinque. «Sui quali si è registrata una importante convergenza delle forze sociali e imprenditoriali», rileva Coppotelli. Argomentando: «Intanto è importante ricordare che bisogna partire dalla centralità della persona e dal valore del lavoro. Non si va da nessuna parte se non partiamo dal presupposto che l'accrescimento delle competenze, l'impegno per la formazione e l'inclusione scolastica sono irrinunciabili. In secondo luogo dobbiamo puntare sulla sostenibilità ecologica, sociale ed economica.

In terzo luogo va sostenuta la transizione digitale fra la popolazione, nelle imprese e nella Pubblica Amministrazione, orientandola all'incremento di competitività, di benessere sociale, di efficienza nel rapporto tra cittadini e istituzioni. Quindi bisogna elevare il livello di dotazione infrastrutturale della Regione, al fine di ridurre i costi al sistema sociale e produttivo e gli impatti sull'ambiente, integrando i servizi essenziali, il welfare e la rigenerazione urbana in un progetto volto al benessere delle comunità e all'efficienza dell'impresa. Infine, bisogna aumentare l'intensità di scambi e relazioni internazionali attraverso una più stretta cooperazione fra il mondo della ricerca e quello delle imprese».

Il mondo del lavoro
La premessa di Coppotelli è la seguente. Dichiara: «Nel 2020 le ore di cassa integrazione nella nostra regione rispetto al 2019 sono aumentate vertiginosamente. Da 12.099.556 a quota 203.491.778. Che significa un balzo percentuale del 1.581,8 per cento. Vuol dire che abbiamo centinaia di migliaia di lavoratori in cassa integrazione nel Lazio. Una situazione a dir poco drammatica se calcoliamo che tutto ciò è solo un preludio di quello tsunami di licenziamenti che potrebbe avvenire quando non verrà più prolungato il blocco. Inutile dire come questo abbia avuto ripercussioni sul potere d'acquisto delle famiglie. Una caduta verticale dei redditi di diverse migliaia di euro che ha decretato, nella migliore delle ipotesi, qualche acquisto in meno, nella peggiore, la rinuncia di 3 milioni di italiani a curarsi, come ha rilevato tempo fa un sondaggio di Facile.it».

Nota poi Coppotelli: «Nel documento stilato tra sindacati e associazioni di categoria si propone uno stretto rapporto tra l'agenzia regionale per il lavoro, centri per l'impiego e strutture private al fine di una ricollocazione dei lavoratori colpiti dalla crisi e un sostegno alla ricerca di lavoro soprattutto per giovani e donne, anche attraverso un patto per le nuove competenze. Proponiamo pure un rafforzamento dell'alta formazione tecnica e professionale». Prosegue il segretario regionale della Cisl: «L'industria del turismo e dell'accoglienza riveste un'importanza fondamentale per il Lazio ed è quella che ha subito i danni maggiori a seguito della pandemia. Su questo versante occorre reagire».

Si legge nel documento elaborato: «Per il turismo va quindi elaborato un progetto speciale, a partire da un'immediata attività promozionale basata sulla sicurezza sanitaria e incentivando lariqualificazione dell'offerta ricettiva e dei servizi d'accoglienza, estendendo il bonus 110% alle strutture ricettive. Infine, va utilizzato il grande patrimonio storico-artistico a favore delle industrie culturali, creative e dello spettacolo, allargando l'offerta di visita anche verso le tante località eccellenti, oggi a bassa frequentazione».

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