In medio stat virtus. In vista del 26 aprile, quando con il nuovo decreto si allenteranno le maglie delle restrizioni, il braccio ferro tra Regioni e Governo, sul ritorno dietro ai banchi di scuola alle superiori al 100% della popolazione scolastica, si è risolto in un compromesso che, più o meno, accontenta tutti, per ora. Gli studenti rientreranno in presenza almeno al 60%, fino all'ultimo giorno di scuola a meno di modifiche successive.

La scelta di ridurre da subito il numero degli alunni in presenza è spiegata bene da Antonio Decaro, sindaco di Bari e presidente dell'Anci: «Per quel che riguarda le scuole, abbiamo chiesto di evitare, come è successo nel passato, di partire in una certa maniera e poi accorgerci che c'erano problemi sui trasporti e fare retromarcia».

La decisione di ridurre il numero degli studenti in presenza, quindi, è per lo più una misura precauzionale per evitare magari poi di fare marcia indietro per un eventuale aumento dei contagi. Le scuole superiori, tuttavia, potranno adottare forme flessibili nell'organizzazione dell'attività didattica per garantire, in zona rossa, la presenza ad almeno il 50% e fino a un massimo del 75%, mentre in zona gialla e arancione la didattica in presenza deve essere garantita ad almeno il 60% e fino al 100%. Le Regioni potranno avere deroghe solo in presenza di focolai. I restanti gradi di istruzione, fino alla terza media, adotteranno la didattica in presenza al 100%.

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