La pandemia di Covid, con le sue restrizioni delle libertà personali, ha cambiato radicalmente le abitudini di vita della maggior parte della popolazione, costretta a lunghi e ripetuti lockdown, a cambiamenti di colore del proprio territorio e di conseguenza a modifiche degli stili di vita.
Ogni ambito della società è stato stravolto dal virus e, inevitabilmente, anche il mercato del sesso a pagamento ha subìto una profonda trasformazione.
Per saperne di più abbiamo sentito telefonicamente diverse operatrici del settore, presenti in vari centri della Ciociaria, e soprattutto quelle che "lavorano"in casa.
«I clienti sono diminuiti moltissimo – ci ha detto Angelica (nome e riferimenti geografici sono di fantasia) – il Covid ha impaurito tanti dei frequentatori della mia abitazione e quindi si guadagna di meno. Va però fatta una distinzione fra il primo lockdown dello scorso anno e quelli che si sono susseguiti negli ultimi mesi.

Tra marzo e maggio del 2020, infatti, le visite si sono più che dimezzate. Tutti avevano il terrore di poter contrarre il virus e gli spostamenti erano praticamente impossibili. Adesso, invece, la gente ha meno timore, ha una percezione più bassa del livello di pericolo e così in tanti hanno ripreso le vecchie abitudini. In più – ha proseguito Angelica – ci siamo attrezzate molto bene con le precauzioni: all'ingresso misuriamo la temperatura con i termoscanner e facciamo igienizzare i clienti. Inoltre, molte di noi, me compresa, hanno ridotto le prestazioni limitandole all'essenziale e imponendo le dovute "protezioni" anche a chi non le vorrebbe. Questo perché parecchi uomini, nonostante tutto, chiedono ancora rapporti scoperti, che però io rifiuto categoricamente. Insomma, ci sono stati, e ci sono ancora, periodi molto difficili, in cui abbiamo dovuti fare i conti con le restrizioni delle libertà di movimento dei clienti e anche nostre.

Fra i "servizi" offerti, ad esempio, abbiamo dovuto eliminare quelli a domicilio, in questo caso anche perché la maggior parte degli uomini non era e tutt'oggi non è sola in casa. Ci siamo quindi dovute "accontentare" dei single o di chi aveva la possibilità di spostarsi. Ora, però, come detto, le cose stanno progressivamente andando meglio…». «Il Covid – ha aggiunto Luiza – ha cambiato tutto. I clienti sono sempre di meno e quindi ho dovuto trasformare il mio modo di lavorare. Soprattutto nella prima quarantena del 2020 ho sfruttato le possibilità informatiche moderne e ho offerto servizi online: dalle chat erotiche alle telefonate hard, dallo scambio di foto e video alle videochiamate. E proprio queste ultime hanno avuto un vero boom, tanto che ci hanno permesso di compensare, almeno in parte, le perdite causate dalla mancata presenza fisica, anche se spesso – ha aggiunto maliziosamente – sono interrotte dall'improvviso arrivo in casa di mogli, compagne e fidanzate.

Il fenomeno dell'online, partito all'inizio della pandemia, si è ora radicato tanto che costituisce un punto fermo del nostro lavoro. In pratica – ha concluso sorridendo Luiza – anche noi usufruiamo dello smart working…».
Chi, invece, sembra non aver avuto ripercussioni è Lucilla (i nomi sono sempre inventati): «Io non ho avuto alcun calo nel lavoro – ha ammesso –. A parte una piccola riduzione lo scorso anno, la mia clientela non si è fatta intimorire dal Coronavirus. Oggi, poi, non ci pensano proprio e si rivolgono regolarmente alle mie cure. Devo anche registrare un elevato numero di scettici che al virus non credono e che quindi chiedono il massimo delle prestazioni. Desideri che però non esaudisco perché la mia salute viene prima di ogni altra cosa e per questo adotto il massimo delle misure di sicurezza; ad esempio, oltre a termoscanner e igienizzanti, mi rifiuto di baciare i clienti o di avere rapporti non protetti. Anche io, inoltre, come tante mie colleghe, ho ampliato l'offerta inserendo molti servizi online, fra cui in primis sesso virtuale attraverso le videochiamate».

Ma accanto a chi, tra un pizzico di mestiere e tanta inventiva, se l'è cavata riuscendo a conservare un volume d'affari solo leggermente inferiore ad altri periodi, c'è anche chi si è ritrovata nella miseria più totale:«Purtroppo –ci haconfermato Ludmila, originaria dell'Argentina – ci sono stati alcuni momenti in cui ho dovuto chiedere aiuto alla Caritas, specie lo scorso anno. Il lavoro a casa era infatti quasi scomparso e non riuscivo neppure a fare la spesa, meno che mai a pagare le bollette o l'affitto. Così sono stata sfrattata e mi sono ritrovata in strada. Ho provato a chiedere un po' di spazio sulle strade del sesso ma sono stata minacciata dagli sfruttatori delle ragazze che vi operavano e una volta ho anche rischiato di essere picchiata: così ho rinunciato a questa soluzione. Poi, per fortuna, ho trovato ospitalità da un'amica sudamericana e con lei siamo riuscite a superare queste fasi tanto critiche. Ma quando ho bussato alla porta della Caritas mi sono sentita morire. E il mio pensiero è andato anche a tutte quelle famiglie e persone messe sul lastrico dalla pandemia».

«Per noi invece non è cambiato nulla – ha sorriso Raffy, che ci ha raccontato con fare sornione la sua esperienza di desiderato viados brasiliano – i nostri clienti hanno superato mille difficoltà pur di incontrarsi a casa con me e quindi finanziariamente non ho subito perdite particolari, fatta eccezione per una flessione durante la prima chiusura di un anno fa. Ho solo potenziato le precauzioni e adottato tutte le misure sanitarie di sicurezza. La speranza, adesso, è che con i vaccini il Covid venga sconfitto del tutto in modo da poter tornare nella piena normalità». Drammatico rovescio della medaglia è infine l'aumento dello sfruttamento delle ragazze impegnate in quello che è il mestiere più antico (e aggiungeremmo più redditizio) del mondo. Testimonianza ne è quanto accaduto a Irina (giovanissima lucciola dell'Est europeo) durante il lockdown del 2020: «Lavoravo fra mille paure, in una stradina sperduta nella campagna nascondendomi in anfratti bui e periferici per non incappare nei controlli delle forze dell'ordine – ha rivissuto il suo calvario sfogandosi con noi –. Con l'arrivo delle restrizioni e del terrore di contrarre il virus i clienti si sono quasi volatilizzati. E allora è scattato uno sfruttamento crudele e senza pietà, che mi ha costretta a prostituirmi anche per intere giornate, dal mattino a notte fonda, con qualsiasi clima e spesso in condizioni di salute pessime. Questo per cercare di "catturare" i pochi uomini che sfidavano i divieti e il Covid. Ad un certo punto, però, non ce l'ho fatta più e sono riuscita a scappare e a trovare riparo da una mia connazionale.
Ora, con i "consumatori" tornati numerosi nonostante ancora oggi il virus sia presente e le restrizioni molto forti, sono di nuovo in strada ma in una zona lontanissima dalla prima e dai miei aguzzini, in questo modo posso lavorare di nuovo quasi come prima e...respirare».