Processo Mollicone, si entra nel vivo: primo colpo di scena. Ieri mattina, puntualissimi, tre dei cinque imputati i tre militari hanno preso posto nel'aula B 10 dell'ateneo di Cassino il cui utilizzo è stato concesso proprio per permettere a tutte le parti di prendere parte a uno dei processi più attesi di sempre.
Protagoniste le eccezioni, tra le quali una è stata dirompente: le difese di Suprano gli avvocati Mancini e Germani hanno infatti chiesto che il loro assistito fosse escluso dal procedimento. Arrivando a parlare di «persecuzione giudiziaria». In aula l'ex maresciallo Franco Mottola (che insieme alla moglie Anna Maria e al figlio Marco sono chiamati a rispondere di omicidio volontario in concorso), assenti sia Marco che Anna Maria.
Presenti invece i due ufficiali coinvolti Vincenzo Quatrale (accusato di concorso morale nell'omicidio di Serena e di istigazione al suicidio del brigadiere Santino Tuzi) e Francesco Suprano (a processo per favoreggiamento).
Una forte carica emotiva
Si è compreso subito, sin dai primi momenti, che questo non sarà un processo come tutti gli altri. Troppo alta la carica emotiva. Non erano attese testimonianze, al più si poteva sperare nell'apertura del dibattimento. Era chiaro a tutti che a "rubare la scena" sarebbero state le eccezioni. A partire dalle risposte attese rispetto a quelle già sollevate: dalla questione sulla presenza della stampa, ammessa ma con regole stringenti sulle riprese; alle opposizioni già proposte rispetto alla costituzione dell'Arma ammessa come parte lesa in udienza preliminare poiché secondo alcune difese non avrebbe avuto titolo a stare nel processo nei confronti di Anna Maria e Marco (che non sono militari), nonché alla costituzione del Comune di Arce. Forte la risposta delle parti civili e in particolar modo dell'avvocato Sandro Salera, che rappresenta la sorella di Serena, che ha addotto una serie di circostanziate motivazioni.
Ma a intervenire è stato anche il pm Siravo chiedendo di non consentire la presenza dei consulenti in aula.
La Corte si ritira accogliendo le istanze di parte civile, rigettando le prime due istanze e ammettendo tutti i consulenti: sei per la difesa dei Mottola, con il professor Lavorino come referente del pool; quattro per la difesa di Quatrale, quattro per le parti civili come la dottoressa Bruzzone per Armida, il generale Garofano e la dottoressa Volpini per la famiglia Mollicone. Capitolo chiuso. Nuovo fronte.
La battaglia
Dopo quelle preliminari si è entrati nel vivo delle questioni di diritto. La prima è stata sollevata dall'avvocato Piergiorgio Di Giuseppe, che rappresenta il figlio dell'ex maresciallo. La difesa dei Mottola, con l'avvocato Francesco Germani, ha chiesto di non ammettere come prova la perizia della professoressa Cattaneo soprattutto in riferimento ai passaggi sulla porta considerata l'arma del delitto chiedendone «l'espulsione e ritenendo che debba essere ascoltata la professoressa Cattaneo in contraddittorio e di non acquisire la perizia direttamente, ma solo all'esito dello stesso».
Quindi la difesa di Quatrale, rappresentato da Francesco Candido e Paolo D'Arpino, ha aderito alla linea dei Mottola e ha eccepito l'inammissibilità di un capo d'imputazione (la consulenza è stata fatta prima che Quatrale entrasse nel processo); la nullità del capo per illogicità nella descrizione, fattispecie di reato incompatibile con i fatti; la contraddittorietà e la indeterminatezza in relazione al suicidio del brigadiere Santino Tuzi, il primo che indicò la presenza di Serena in caserma.
Il colpo di scena
Ma a rappresentare il vero colpo di scena sono state le eccezioni della difesa di Suprano, che ne ha chiesto l'esclusione. Per gli avvocati Cinzia Mancini ed Emiliano Germani la non procedibilità sarebbe sostanziata dal fatto che Francesco Suprano è già stato indagato per lo stesso reato di favoreggiamento nei confronti della famiglia Mottola «conclusosi con un decreto di archiviazione, con decreto di riapertura delle indagini emesso soltanto nei confronti di altri soggetti e non nei suoi confronti».
«Questo rende l'azione penale esercitata nei confronti di Suprano impromuovibile, in applicazione della preclusione fondata sul principio generale del ne bis in idem, in quanto i processi hanno a oggetto lo stesso fatto attribuito alla stessa persona e sono stati instaurati dallo stesso ufficio del pm» ha sottolineato l'avvocato Mancini. Che aggiunge: «L'ipotesi di reato contestata a Suprano è indicata in una data diversa, di conseguenza il pm avrebbe dovuto procedere con una nuova iscrizione nel registro delle notizie di reato e dunque aprire un nuovo procedimento penale. L'aver indicato lo stesso numero di Rgnr non può essere considerato un motivo sufficiente ad aggirare la mancata emissione del decreto di riapertura delle indagini».
«Se fosse stato erroneamente considerato il decreto di emissione delle indagini disposto per la sola famiglia Mottola, estensibile anche nei confronti di Suprano, allora quest'ultimo doveva essere ascoltato in qualità di indagato e non come persona informata sui fatti, contravvenendo a tutti i diritti e alle garanzie dell'indagato - prosegue Germani - Se fosse stato indagato, le dichiarazioni non possono essere usate. Altrimenti potremmo già parlare di prescrizione (7 anni).
Siamo di fronte a una persecuzione giudiziaria, a un "imputato perenne"». Il pm ha chiesto dei termini per controdedurre. Si torna in aula il 7 maggio.