La notizia in Italia arriva nel primo pomeriggio: le autorità americane chiedono la sospensione precauzionale delle somministrazioni del vaccino Janssen della Johnson&Johnson. La richiesta è della Food and Drug Administration dopo sei casi di coaguli nel sangue su donne, tra i 18 e i 48 anni di età, vaccinate. Una è deceduta, un'altra è in pericolo di vita. I casi sono considerati estremamente rari. Ora si faranno accertamenti per capire - ma al momento non è ancora possibile accertarlo - se ci sono correlazioni tra la malattia rara e la somministrazione del siero. In attesa del responso delle analisi approfondite ci sarà la sospensione. Dal canto suo, la Johnson&Johnson fa sapere che «al momento, nessuna chiara relazione causale è stata stabilita tra questi eventi rari e il vaccino Janssen Covid-19».

Tanto è bastato per riportare al precedente di AstraZeneca, prima sospeso in Europa, poi riammesso salvo poi consigliare alcune limitazioni, come si sta facendo in Italia con utilizzo per gli over 60. Ciò alla luce della decisione del comitato per la sicurezza dell'Agenzia europeo per i farmaci che ha considerato i «coaguli di sangue insoliti con piastrine basse» come effetti collaterali molto rari del vaccino di AstraZeneca, nel frattempo ribattezzato Vaxzevria.
Tra l'altro, ieri pomeriggio era atteso il primo arrivo del vaccino Janssen in Italia. All'hub della Difesa di Pratica di Mare sono arrivate 184.000 dosi, ma lì resteranno, per ora, in attesa di chiarimenti. L'azienda farmaceutica ha comunicato la volontà di ritardare le consegne per l'Europa dove, quest'anno, sarebbero dovuti arrivare 200 milioni di dosi.

Sul caso c'è stata una riunione al ministero della salute con i tecnici dell'Aifa. Il ministro Roberto Speranza, in attesa di approfondimenti, rileva: «anche questo vaccino dovrà essere utilizzato perché è un vaccino importante».
Sulla questione interviene l'assessore regionale alla Sanità Alessio D'Amato che dichiara: «È bene che sul vaccino Johnson&Johnson ci sia una decisione rapida, chiara, definitiva, senza tentennamenti ed incertezze. Bisogna evitare di fare ciò che è stato fatto con il vaccino AstraZeneca. Le autorità si pronuncino con una voce sola, anche perché negli Usa si trovano in una situazione totalmente diversa, avendo già somministrato alla popolazione milioni di dosi. Mi auguro che si mantenga un livello di razionalità e di pragmatismo, il rischio di una tempesta perfetta è molto alto».

Sempre da D'Amato l'informazione che oggi allo Spallanzani inizia la sperimentazione sulla seconda dose di vaccino anti-Covid dopo la prima con AstraZeneca. Verranno utilizzati altri vaccini, Pfizer, Moderna, ma anche Sputnik, su 600 volontari.
Intanto, la Regione Lazio guarda con sempre maggiore interesse al vaccino russo Sputnik. Spiega l'assessore Alessio D'Amato: «Questa mattina (ieri, ndr) all'istituto Spallanzani la firma del memorandum di collaborazione scientifica con il centro di ricerca russo Gamaleya e con il fondo russo degli investimenti diretti». Sul fronte degli appuntamenti, aperte le prenotazioni on line per gli anni 61 e 60 (nati nel 1960 e 1961): «già oltre 32.000 le prenotazioni effettuate, tutto si sta svolgendo regolarmente», dice D'Amato.

L'Aifa, ieri, con una nota su Vaxzevria ha comunciato che: «una relazione causale tra la vaccinazione con Vaxzevria e l'insorgenza di trombosi in combinazione con trombocitopenia è considerata plausibile. Anche se tali reazioni avverse sono molto rare, hanno superato quanto atteso nella popolazione generale. In questa fase non sono stati identificati fattori di rischio specifici. Gli operatori sanitari devono vigilare su segni e sintomi di tromboembolia e/o trombocitopenia e informare i vaccinati. L'uso di questo vaccino deve essere conforme alle raccomandazioni ufficiali»