Un settore annichilito dalla crisi economica e sociale provocata dalla pandemia di Covid. Parliamo delle investigazioni private, un comparto che a causa delle restrizioni imposte alla popolazione per contenere i contagi è andato letteralmente in tilt. A confermarcelo è stato, fra i diversi operatori del settore, Paolo Gatti, titolare della Cidiesse Snc, con sedi a Frosinone e Roma.

«Purtroppo, viviamo un periodo di buio pesto. L'andamento del nostro "mercato" è speculare a quello di tutti gli altri settori falcidiati dal Covid e dalle misure che i Governi hanno adottato per tentare di arginare la diffusione del virus. La clientela, con la gente costretta a stare segregata in casa, è quasi "sparita" e il calo del fatturato è stato, per usare un eufemismo, veramente notevole. Si può infatti parlare di una percentuale di perdita secca che va ben oltre il 70%. I cittadini, come detto, se ne stanno per la gran parte nelle proprie abitazioni, si lavora in smart working, le scuole sono chiuse o in Dad e in più i soldi da spendere o investire in un'attività investigativa sono pochissimi. La capacità economica di aziende e famiglie è ridotta al lumicino e con essa la domanda di servizi alle nostre agenzie. Insomma, un quadro a tinte fosche. Che ha un inizio ben preciso, il primo lockdown, e una fine quanto mai incerta visto che ancora si riesce a capire quando e come usciremo da questo incubo del Covid».

Quindi, vivete una sorta di paralisi totale…
«Beh, non siamo del tutto fermi ma il volume di affari è meno che minimo. Del resto, con il coprifuoco alle 22, l'impossibilità di fare cene o pranzi e la "reclusione" della popolazione c'è poco da fare. O, per meglio dire, c'è ben poco da… investigare».

Però qualche settore che ancora "tira" ci sarà…
«Guardi, l'unico servizio ancora un po' richiesto, sia pure in minima parte, è quello delle indagini collegate al recupero dei crediti. E a richiederlo sono soprattutto liberi professionisti, istituti bancari e agenzie finanziarie, così come anche i privati, ma in quantità molto minore».

E in un periodo di grande crisi come quello che stiamo vivendo a che fine vengono chiesti questi accertamenti?
«Lo scopo è di cercare di capire se i creditori sono in grado di pagare i propri debiti o se "giocano" sulla pandemia. E questo riusciamo ad accertarlo attraverso il monitoraggio degli stili di vita. Ovvio che se una persona se ne va in giro in Bmw o veste abiti costosi sarà anche nelle condizioni di onorare i propri debiti».

E dalle aziende che tipo di richieste arrivano?
«Anche qui il fermo è quasi totale. Con i dipendenti in cassa integrazione e con lo smart working sono diminuite drasticamente, fin quasi ad annullarsi, le esigenze di controllare impiegati e operai in malattia o alle prese con cartellini e orari di servizio. Per capirci: se ieri queste istanze erano pari a 10 oggi sono 1 soltanto ed è già tanto».

E le crisi coniugali, le separazioni, le famose "corna": come la mettiamo qui?
«Cosa vuole che le dica? (risponde esplodendo in una fragorosa risata). Con le persone in casa o con la libertà di movimento molto limitata le investigazioni sono al palo anche in questo ambito. Qualche richiesta la riceviamo ancora, per la verità, ma più che altro si tratta di consulenze, niente di veramente interessante. Molti, poi, per risparmiare o illudendosi di poter fare da soli, si gettano sul fai-da-te con strumenti trovati su Internet o sui social, vere trappole per topi, e finiscono poi per trovarsi con un pugno di mosche in mano e con la necessità di recuperare il tempo perso rivolgendosi a noi. La concorrenza online non è marginale e dà fastidio ma è evidentemente limitata agli strumenti tecnici. Tanti cercano di risolvere da soli i propri problemi ma non funziona mai…". In merito ai rapporti matrimoniali voglio raccontarle un aneddoto che, se la situazione non fosse tragica, farebbe ridere».

Ci dica…
«Durante il primo lockdown ci è stato chiesto di controllare una persona. Beh, non ci crederà, ma diversi miei collaboratori si sono alternati sotto la sua abitazione senza sosta ma quella persona non si è neppure affacciata al balcone e così abbiamo chiuso anche quella pratica. Ovviamente in perdita. Lo stesso ci capita quando ci fermano le forze dell'ordine per i controlli di routine. Quando ci lasciano andare la persona da seguire si è bella che dileguata».

Non molti anni fa erano numerose le richieste di controllare le abitudini e le amicizie dei figli. Oggi?
«Il discorso non cambia: fra scuole chiuse o in Dad e difficoltà a muoversi le famiglie i ragazzi li hanno quasi sempre in casa...».

Prima ha parlato di una perdita del 70%. E il personale con il quale lavora?
«In forza alla mia agenzia ci sono 4 dipendenti, tutti in ambito familiare. Fortunatamente, avendo anche un'altra attività identica a Roma, sono riuscito ad evitare riduzioni».

Ci sono differenze fra la nostra provincia e Roma in fatto di lavoro e fatturato?
«No, la situazione è praticamente identica. Forse in Ciociaria, per assurdo, riusciamo a lavorare leggermente meglio e di più, perché ci sono meno agenzie (una trentina rispetto alle circa 150 di Roma) e questo ci consente di dividerci meglio la risicata torta rimasta sul tavolo. Inoltre, nel Frusinate c'è ancora un discreto nucleo industriale con le sue esigenze e le sue richieste. Certo, io che lavoro nel campo dal 1982, posso rimarcare con certezza la caduta verticale del lavoro».

Prospettive?
«Ovviamente, confidiamo come tutti in una ripresa rapida e nelle riaperture. La grande speranza la riponiamo tuttavia nell'estate. Come già accaduto nel 2020, quando fra luglio ed agosto registrammo un boom di clienti che ci fece respirare. Il motivo? Dopo mesi trascorsi in cattività soprattutto le coppie si sono riversate all'esterno, stanche dei litigi continui con i rispettivi partner e con i nervi a fior di pelle, cercando di riavvicinarsi ai propri amanti. Discorso analogo per le aziende e altri settori privati».